domenica 27 marzo 2011

Manifestatzione Contr’a su Nucleare in Sardigna Casteddu 26 Martu 2011

È dal 4 luglio del 2010, data della sua costituzione a Santa Giusta, in provincia di Oristano, che il “comitato.si.nonucle” sta promuovendo,con assemblee e dibattiti pubblici in moltissimi comuni dell’Isola, il Referendum Contro il Nucleare che si terrà in Sardegna il 15 Maggio 2011.

Lo scopo principale del comitato è di sensibilizzare l’opinione pubblica attorno al pericolo nucleare e responsabilizzare i Sardi affinché vadano a Votare SÌ, Contro il Nucleare per permettereil raggiungimento del quorum del 33%, senza il quale la consultazione referendaria non sarebbe valida.

Quella che per molti era un’ipotesi remota(la costruzione di una centrale nucleare in Sardegna), oggi dopo il disastro nucleare in Giappone diventa una possibilità sempre più concreta.Probabilmente lo Stato Italiano ha già deciso, dove costruire le sue centrali.Lo possiamo supporrenon solo perché da più di un anno e mezzo rimbalza sui giornali la notizia che almeno una,se non due centralidovranno essere costruite in Sardegna (in un primo momento la stampa sarda annunciava la costruzione sull’Isola di tutte e quattro le nuove centrali atomiche italiane), ma soprattutto perché essendo la nostra terra non sismica e poco popolata, risulta essere per lo stato italiano il luogo più adatto dove installare i suoi impianti nucleari.

Nello specifico sarebbero state individuate almeno tre aree da utilizzare per questo scopo: la zona del Sulcis, ricca di miniere abbandonate che potrebbero essere destinate a divenire depositi di scorie radioattive, la piana del Cirras nell’Oristanese e la zona industriale di Porto Torres.

Oggi, coloro che si esprimono a favore di una politica nuclearista nell’Isola cercano di convincere i Sardi che questa è l’unica possibilità di sviluppo economico e quindi l’unica opportunità di creare nuova occupazione. Cercano di imporre alla Sardegna il nucleare così come in passato hanno imposto l’industrializzazione selvaggia: attraverso il ricatto occupazionale.

Noi riteniamo però che il futuro e la modernitànon vadano nella direzione del nucleare. Noi riteniamo che il futuro e la modernità vadano nella direzione del risanamento ambientale,verso la ricerca, in direzione dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Riteniamo che la modernità passi attraverso lo sviluppo diun modello economico ed energetico eco-sostenibile, che ponga al centro gli interessi della gente, della collettività, delle nostre comunità e non quello di affaristi e speculatori e di tutte quelle aziende che correranno ad accaparrarsi gli appalti per la costruzione delle nuove centrali nucleari italiane, e che per la loro realizzazione prenderanno inevitabilmente enormiquantitatividi denaro pubblico, perché il privato da solo non investe nel nucleare poiché si tratterebbe di un investimento troppo costoso e troppo rischioso.

Ritengo che lo stato italiano non sia nelle condizioni politiche e morali per chiedere alla Sardegna di fare un nuovo sacrificio, di accogliere una nuova servitù.La Sardegna è già energeticamente autosufficiente. La Sardegna ha già pagato un duro prezzo in termini di danni alla salute e di occupazione del territorio: prima con l’imposizione della chimica, negli anni sessanta, che ha gravemente danneggiato lo sviluppo dell’intero comparto agropastorale e in certi casi irrimediabilmente compromesso intere aree a chiara vocazione turistica; poi con l’occupazione militare che interessa ben 35mila ettari di territorio, il 70% dell’intero apparato militare italiano. Questo è colonialismo!

L’imposizione della chimica, l’occupazione militare e la nuova servitù nucleare che oggi l’Italia vuole imporre alla nostra terra vanno inquadrati all’interno di un contesto ben preciso, nel quale emerge con chiarezza il rapporto di subalternità del nostro popolo rispetto allo stato italiano, il rapporto di sfruttamento del nostro territorio ad opera dello stato italiano.Un contesto nel quale i reali bisogni dei Sardi non contano niente e nel quale invece emergonoin maniera sempre più netta, la contrapposizione e lo scontrodi interessi fra la Nazione Sarda e la Nazione Italiana.

Attraverso il Referendum Contro il Nucleare i Sardi avranno la possibilità di esprimere il proprio dissenso, un dissenso di cui lo stato, in caso di vittoria del SÌ,non potrà non tener conto. Questo referendum è uno strumento democratico, pacifico e civile attraverso il quale poter affermare un principio di Sovranità,il diritto dei Sardi di decidere sopra questioni di questo tipo.Il diritto del nostro Popolo di progettare il proprio futuro, di essere protagonista della propria storia.

Attraverso questo Referendum possiamo fare emergere in maniera chiara l’indisponibilità del Popolo Sardo a cedere ulteriori fette del proprio territorio per una nuova imposizione e una nuova servitù dello stato italiano.

Noi siamo contro il nucleare in Sardegna ma siamo anche contro il nucleare da qualsiasi altra parte del mondo perché consapevoli che si tratta di una scelta antieconomica e ad altissimo rischio. Crediamo che il modo più giusto per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale attorno ai pericoli del nucleare sia prima di tutto responsabilizzare noi stessi, respingendo con forza l’idea del nucleare sulla nostra terra.

Se fosse costruita una centrale atomica o anche un solo deposito di scorie in Sardegna, dobbiamo pensare alle ricadute negative che si avrebberosul comparto agro-pastorale e su quello turistico,così come al fatto che ad essere compromessa sarebbela qualità stessa della nostra vita. Dobbiamo pensare che in caso di incidente grave, ciò che verrebbe messo a rischio sarebbe la sopravvivenza stessa del Popolo Sardo, lasopravvivenza stessa della vita su quest’Isola.

In una giornata importante come quella del 26 marzo non si poteva non ricordare che la nostra Isola è anche al centro delle operazioni militari contro la Libia, sulla quale oggi l’Occidente sta sganciando bombe all’uranio impoverito. Le chiamano bombe intelligenti, vogliono farci credere che non stanno arrecando nessun danno alla popolazione civile, ma sappiamo bene che gli effetti distruttivi che questa guerra causerà alla salute del popolo libico e a quella di quel territorio si vedranno fra qualche anno.

In Sardegna, attorno al poligono militare di Quirra, dove si combatte una guerra simulata e dove sappiamo per certo che è stato utilizzato uranio impoverito, ci si ammala di leucemia e si muore. È quindi ragionevole supporre che in Libia, dove si combatte una guerra vera, i danni saranno parecchi e devastanti.

Diversi caccia bombardieri sono partiti dalla Sardegna, da Decimomannu.Ai Sardi però non è stato chiesto cosa ne pensassero di questa guerra. Noi ci troviamo coinvolti in una guerra che non è nostra, ci troviamo nostro malgrado costretti a vedere utilizzato il nostroterritorio per scopi militari nonostante la Sardegna da sempre rifiuti la guerra, nonostante i Sardi siano un popolo pacifico.

Non abbiamo nessuna voce in capitolo per decidere sull’utilizzo del nostro territorio, ed ecco perché oggi più che mai dobbiamo sentire l’esigenza di affermare un principio di Sovranità. Il Referendum Contro il Nucleare è un Referendum per la Sovranità.

Siamochiamati ad un gesto di responsabilità in difesa della dignità del nostro Popolo, in difesa del nostro Habitat e della nostra libertà di decidere sul nostro territorio.

Insistono con la Sardegna, fannoparlare scienziati sul libro paga delle multinazionali che hanno interessi nel nucleare, come Veronesi o Margherita Hack, alla quale il 26 marzo abbiamo ricordato che questa Isola è abitata da un Popolo e non è un’isola deserta;Insistono che qui non c’è pericolo di terremoti, ma si sbagliano: il primo terremoto credo si sia avvertito grazie a quelle 4000 persone che insieme hanno manifestato contro il nucleare.

Non gli permetteremo, neanche fra un anno, dopo la moratoria, di mettere nemmeno una pietra di una centrale!

Tàtari 27/03/2011

Giovanni Fara