martedì 13 settembre 2016

A si mòere est unu deretu, no unu lussu!

“Muoversi è un diritto, non un lusso!” questo il principio ribadito nel corso della manifestazione organizzata questa mattina dagli indipendentisti del Fronte Indipendentista Unidu, Sardigna Natzione Indipendentzia e dalla Confederazione Sindacale Sarda per protestare contro la decisione della Regione Sardegna e dell’Arst di aumentare in maniera sproporzionata, ingiustificabile e irresponsabile i prezzi dei biglietti del trasporto pubblico extraurbano.


Decisione motivata dal fatto che le tariffe fossero ferme da dieci anni e con una non ben chiara “semplificazione ed armonizzazione” del sistema trasporti. Affermazioni che sulla bocca di politici e dirigenti di azienda suonano come un vero e proprio sberleffo nei confronti di quelle famiglie per i quali dal primo settembre spostarsi comporta un aggravio di spesa non indifferente rispetto al passato. Questi aumenti, infatti, risuonano come del tutto ingiustificati a fronte dei disservizi a cui l’ARST ci ha da tempo abituato. Basti pensare ai numerosi mezzi di trasporto vecchi e spesso pericolosi, al numero di tratte assolutamente insufficienti, alle fermate chiuse, all’assenza in moltissimi paesi di “Stazioni degli autobus” degne di questo nome. Il pensiero qui non può che volare immediatamente alla Stazione di Sassari, provvisoria in via Padre Ziranu dal 2008 e abbandonata ad uno stato di degrado impietoso sia dall’ARST che dall’amministrazione comunale che, dal 2008 ad oggi, non è riuscita ad individuare un luogo più adatto nel quale accogliere i viaggiatori che ogni giorno si spostano da e per Sassari.


Ma tornando ai rincari della rivoluzione dei trasporti marcata Pigliaru, ciò che suscita sgomento e preoccupazione è l’aumento sconsiderato degli abbonamenti e l’abolizione delle agevolazioni per le famiglie meno agiate. Una famiglia che ha più di uno studente a carico si trova ora a dover sostenere dei costi altissimi per mandare a studiare i propri figli. La giunta Pigliaru sta di fatto adottando una politica scellerata che mette sullo stesso piano gli studenti più svantaggiati con quelli più ricchi. Una decisione quindi assunta contro ogni logica, contro il buon senso e contro ogni forma di giustizia sociale. 


È chiaro che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio attacco al diritto allo studio, ma c’è dell’altro: In Sardegna esiste un problema oggettivo nella gestione dei trasporti. La classe politica si riempie spesso la bocca di termini quali “diritto allo studio”, “diritto alla mobilità” o  “mobilità sostenibile” ma nei fatti attua misure tendenti a danneggiare le famiglie, i lavoratori, gli studenti che si devono spostare da una zona all’altra dell’Isola. Se in Sardegna non si possiede un’automobile non si ha la possibilità di muoversi agevolmente per l’insufficienza dei mezzi di trasporto pubblico e per l’insufficienza delle tratte. Ogni famiglia è quindi costretta a mantenere anche due o tre autovetture con tutte le conseguenze negative che questo comporta anche in termini di inquinamento ambientale. 

La Giunta Pigliaru, l’assessore ai trasporti Deiana, hanno dimostrato ampiamente di non avere alcun interesse – oltre che nessuna capacità – di dare seguito ad un piano di trasporti funzionale ed efficiente per la Sardegna. Sia in termini di trasporto interno all’Isola  che verso l’esterno. Lo hanno dimostrato con i treni superveloci e supercostosi che si fermano continuamente a causa di guasti e imprevisti, mostrando l’inefficienza imbarazzante del sistema di trasporto su rotaie. Lo hanno dimostrato con l’isolamento degli aeroporti sardi dalle grandi capitali europee e oggi lo dimostrano con un aumento inammissibile dei prezzi di trasporto di treni e autobus.

È evidente come quella attuata dalla Giunta Pigliaru sia una politica di disincentivo dell’utilizzo dei mezzi pubblici e che pertanto i primi che dovrebbero sostenere la protesta contro il caro trasporti siano proprio i dipendenti dell’ARST, che in futuro saranno i primi a pagare le conseguenze di un progressivo ed inesorabile ridimensionamento del trasporto pubblico extraurbano.

Per questo nel corso della manifestazione sono state ribadite le ragioni della protesta ed è stato chiesto a gran voce un passo indietro rispetto alla decisione presa; il ripristino del vecchio piano tariffario e l’immediata reintroduzione delle agevolazioni per anziani, famiglie e studenti meno abbienti.

Indispensabile è l’avvio nell’Isola un piano di investimenti per l’implemento del trasporto pubblico. Misure imprescindibili per impedire l’isolamento e lo spopolamento dei nostri paesi.

La protesta di questa mattina si unisce a quella degli studenti e a quella degli amministratori che già si sono espressi contro l’aumento delle tariffe dell’Arst. Protesta che, se vorrà ottenere dei risultati, dovrà essere portata avanti con determinazione  fintanto che non saranno ripristinati criteri di equità e di giustizia sociale.

Sàssari, 13/09/2016
Giovanni Fara



lunedì 29 agosto 2016

La sfida del PD sardo

Una domenica mattina di fine agosto accendo il computer e mi imbatto in uno dei tantissimi post del sindaco di Sassari Nicola Sanna che ci ripropone una sua riflessione di due anni fa, visto che nella città da lui amministrata va tutto bene e c’è spazio per occuparsi anche di questioni ben più ampie, al limite della filosofia, riguardante la sfida del PD sardo.
***
Testo:
La storia non si ripete.... quasi.
Due anni fa questa riflessione:
La sfida del PD sardo.
Alla distanza di sessanta giorni dalle primarie del 26 ottobre per scegliere un nuovo segretario regionale del PD, il quale sia autentico interprete della domanda di cambiamento che ci rivolge, ad ogni occasione, l'elettorato democratico sardo, penso che occorra dare un contributo ad una discussione congressuale che mi appare ancora troppo dimessa rispetto alle responsabilita' cui e' coinvolto un complessivo gruppo dirigente impegnato nel governo della regione, delle principali citta' e nella maggioranza dei centri minori dell'Isola.
Sono trascorsi dieci anni dall'alba di una esperienza di governo della regione, originale e densa di speranza e grandi aspettative, in parte non deluse, per una Sardegna nuova che pur basandosi sulle radici identitarie di un popolo, sulla inviolabilita' del suo patrimonio ambientale, e' riuscita a declinare -per la prima volta-, un essere isolani ma non isolati dal resto della nazione e dell Europa.
Ad un Partito nuovo e moderno, quale il PD ambisce essere, e' richiesta una progettualita', una visione, una definizione di prospettive ultradecennali non banali e comunque non limitate al successo nella prossima scadenza elettorale. Attorno a questo complesso di idee e programmi occorrono quadri dirigenti ampi e collettivi, rappresentativi di una societa' nella quale sono sempre meno apparenti le differenze e le discriminazioni di classe, ormai derubricate a semplici mancanze di pari opportunita', ma sono invece evidenti i segni dell impoverimento dei piu', che soffrono materialmente l'assenza di lavoro.
Le istituzioni e i partiti, l'Europa, con la quale si sono sviluppate negli ultimi settanta anni la pace, la democrazia e lo sviluppo economico mai conosciuti prima, appaiono incapaci a delineare il futuro di un area che, per la nostra Isola, e' di elezione primaria: il Mediterraneo. Nel rapporto con questa area geografica l'autonomia ed il federalismo sardi, assumono una dimensione che non possono solo misurare soltanto l’efficienza della pubblica amministrazione regionale ma devono rappresentare la piena consapevolezza dei cittadini sardi di poter svolgere un ruolo attivo e determinante nel panorama economico e sociale in quest'area geografica, che possa rispondere efficacemente al collasso del sistema industriale isolano, proponendo un nuovo modello di sviluppo che nel rapporto con la costa settentrionale dell Africa e dei paesi euro-mediterranei ritrovi i fondamentali economici e sociali per una nuova rinascita dell'Isola, ormai allo stremo.
In questo stretto rapporto, non possiamo lasciare che il destino della nostra Isola sia inesorabilmente segnato dal calo demografico e dal primato dei centenari, dalla nuova emigrazione dei nostri giovani e non solo; si offrirebbe cosi al Mondo un Isola vecchia e senza speranze.
La Sardegna puo' avere un destino diverso, ha potenzialità inespresse e risorse nuove a partire da quelle etiche e morali, culturali, professionali che sono fondamentali per una rinascita. La scelta di costruire una forza politica autonoma, riformista, federalista, democratica in Sardegna che sappia allargare quei confini tradizionali tipici dei partiti del novecento ad altri valori e radici di liberta' e indipendenza, e' essenziale per superare le ingiustizie che generano le piccole sovranità della quotidianità della politica locale, delle vecchie correnti di pensiero - ormai trasformate in tribu', in pacchetti di tessere o di elettorato -.
Tutto cio' genera ingiustizia, genera e lucra sul precariato di giovani che non vedono piu' l ascensore sociale generato dalla preparazione scolastica ed universitaria, dei meno giovani, spesso laureati disoccupati, di chi ha moglie e figli e a 50 anni e' espulso dal lavoro industriale o dei servizi. Dobbiamo saper reagire a questo declino, ma con le nostre forze e con le nostre prossime generazioni affinche' riacquistino, in Europa e in Italia, la dignita' di un popolo di un'Isola che non si isola, sapendo che dobbiamo costruire alleanze, senza facili concessioni, nelle istituzioni dove le decisioni che ci riguardano siano assunte con noi e non sopra di noi.
Ecco perche' serve un vero progetto di cambiamento per la Sardegna, serve un Partito Democratico Sardo che lo animi che si confonti con la nostra gente, serve un uomo o una donna che ne sia autentico interprete e protagonista insieme a tutti i sardi.

Nicola Sanna
Sindaco di SassarI
***
Parole come cambiamento, democrazia e responsabilità riferite al gruppo dirigente del PD impegnato nel governo della Regione, risuonano, mai come oggi, dense di ipocrisia e totalmente staccate dalla realtà. In particolare, risulta grottesco il riferimento al riconoscimento delle radici identitarie del Popolo sardo da parte di chi nega l’esistenza della Nazione Sarda. Alla luce di quanto fatto dal PD sardo coinvolto nel governo dell’isola per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio ambientale (?), possiamo fare la conta dei danni procurati dagli incendi, con oltre quattromila ettari andati in fumo solo quest’anno per la totale assenza di opere di prevenzione e salvaguardia del territorio da parte di una giunta regionale completamente assente. Questo giusto per fare un esempio.
L’abusata dicotomia isolani/isolati rispetto alla questione Ryanair rende perfettamente l’idea di una mancata cognizione della realtà da parte del gruppo dirigente del PD, incapace di tutelare il diritto alla mobilità dei sardi e di creare un’alternativa di trasporti tale da non renderci isolati dal resto dell’Europa. Ciò che il PD ambisce ad essere e di cui parla Sanna è del tutto ridimensionato alla luce dei fatti: quello che vediamo è proprio una mancanza di progettualità, di visioni e delle prospettive che non siano banali e che non siano improntate solo ad un raggiungimento di un risultato elettorale. Nessuna prospettiva infatti di superare i modelli di sviluppo industriali e altamente inquinanti che, in tutta l’isola, hanno compromesso ben 45mila ettari di territorio.
Nel sassarese la presenza dell’industria chimica, divenuta uno dei perni dello scambio di interessi economici e clientelari, procura un incidenza tumorale del 50% più alta rispetto a quella di tutto il resto dell’isola. Ma il PD, che Sanna rappresenta, non ha mai cercato di mettere in discussione tale modello di sviluppo, pensando di pianificare una riconversione basata sulle bonifiche, la valorizzazione e il rilancio in termini economici degli oltre 20km di costa del litorale sassarese, le cui spiagge, ancora oggi, nel 2016, ospitano i residui della lavorazione industriale accanto a sdraio e ombrelloni.
Sanna afferma che: “una societa' nella quale sono sempre meno apparenti le differenze e le discriminazioni di classe, ormai derubricate a semplici mancanze di pari opportunita', ma sono invece evidenti i segni dell impoverimento dei piu', che soffrono materialmente l'assenza di lavoro.” La complessità di questa frase ci fa quasi perdere il senso del discorso, si capisce che il sindaco ha colto il problema dell’assenza di lavoro. E dire che poco tempo fa vedeva nell’emigrazione dei giovani sassaresi, addirittura delle “opportunità in più” per chi restava. Segno evidente di una grande e complessa capacità di analisi e di prospettiva che, in qualche modo, lo metteva al riparo dal fare qualcosa di concreto per chi il lavoro non ce l’ha. D'altronde è risaputo che città spopolate offrano grandi opportunità…
Parole come pace, democrazia e sviluppo economico stridono con gli oltre 35mila ettari di territorio sardo occupato da basi militari (circa il 70% dell’intero apparato militare italiano), sulle quali si addestrano gli eserciti di mezzo mondo e si sperimentano ordigni di distruzione di massa poi impiegati nei conflitti internazionali. Stridono con la ormai nota presenza della fabbrica tedesca di armi alle porte di Domusnovas, la quale vanta un giro di affari che solo nel 2015 ha raggiunto i 40milioni di euro. È evidente come il fallimento delle istituzioni autonomistiche abbia in questi ultimi settanta anni determinato la funzione strategica della Sardegna nell’ambito militare. Il richiamo di Sanna ad un ruolo “consapevole e attivo dei cittadini sardi” nello sviluppo dei rapporti economici e sociali del Mediterraneo, risuona quindi come un goffo tentativo di nascondere e scaricare sul popolo sardo i gravi fallimenti di un’amministrazione pubblica rappresentata da una classe dirigente subalterna, arrivista e totalmente incapace di progettualità e slanci ideali. 
Pensando alle clamorose vicende che hanno scosso il PD negli ultimi anni, ogni singola frase di Nicola Sanna risuona come uno slogan privo di reale significato. Voglio ricordare la rinuncia della candidatura alla carica di Governatrice della Sardegna di Francesca Barracciu quando è venuta fuori la notizia dei fondi dei rimborsi destinati ai gruppi politici utilizzati per finalità personali. Prima i 33mila euro che sarebbero stati spesi per pagarsi la benzina tra il 2006 e il 2009 – giustificazione al limite del surreale – poi gli ulteriori 81mila euro per cui è stata accusata di peculato. Accuse che per il PD devono essere sembrate di poco conto dato che alla rinuncia alla corsa per la Regione è corrisposta la nomina a Sottosegretario di Sato del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Voglio ricordare la condanna di Renato Soru a 3 anni per evasione fiscale che ha portato alle sue dimissioni da segretario regionale del PD e alla sospensione dal gruppo europarlamentare dei socialisti e democratici, chiaramente per non mettere in imbarazzo il partito, visto che se n’è guardato bene dal rinunciare al seggio. È ovvio che il prestigio economico derivante dal ruolo assunto nelle istituzioni, per queste persone rappresenta un valore ben più alto di qualsiasi etica e morale, nonché di qualsiasi responsabilità nei confronti della comunità.
Nicola Sanna conclude la sua riflessione con parole che hanno davvero del paradossale. Incita i sardi, o forse lo stesso PD, a reagire al declino a cui la Sardegna va incontro a causa delle politiche attuate dai partiti tradizionali, dalle consorterie che gestiscono “pacchetti di tessere o di elettorato”, quasi che il Partito Democratico possa in qualche modo tirarsi fuori da ogni responsabilità riguardo l’imbarbarimento della politica regionale. Ma è proprio di fronte a questa palese mancanza di senso della realtà e all’utilizzo continuo e inopportuno di toni da campagna elettorale permanente che i sardi dovrebbero aprire gli occhi e chiedere conto di quel che i partiti e certe personalità di spicco al governo stanno facendo per noi e per la nostra terra. Evitare di fare autocritica, rispetto al proprio operato come a quello del proprio partito, equivale nello specifico ad una accettazione dei reali rapporti di forza e di subalternità che impediscono al nostro Popolo di sfuggire ad un futuro senza speranza. Nell’intenzione di mascherare le responsabilità del PD, Nicola Sanna non aggiunge un bel niente al dibattito politico, consapevole di rappresentare, a livello cittadino, un partito la cui esistenza è funzionale solo ad interessi particolari, per di più estrani e contrastanti a quelli dei sardi.
Sàssari 28/08/2016
Giovanni Fara


venerdì 10 giugno 2016

L’arte di raccontare storie e di renderle credibili.

di Daniela Piras

Questo il concetto all’origine del Fàula Festival che, giocando sul gioco di parole: fabula, fàula, fàvola, ha dato origine ad un Festival che si è svolto a Tissi il quattro giugno e della cui organizzazione ho fatto parte.

L’idea era quella di raccontare storie e di mettere alla prova gli studenti della scuola elementare e della scuola media di Tissi, chiedendo di realizzare uno scritto che avesse come tema centrale la bugia. Abbiamo cercato di condensare, in una giornata, un insieme di spettacoli che avessero come matrice comune quella di raccontare storie.

Dei tissesi si dice che siano bugiardi, è un detto che si tramanda da anni e di cui si sono perse le origini.

L’intuizione di partire da questo e di imbastirci un’intera manifestazione attorno parte da Antonio Locci, tissese con la passione per la musica e per l’arte in genere.

Non solo i tissesi hanno un “timbro”: degli abitanti di Usini, per esempio, si dice (più o meno scherzosamente) che siano ubriaconi e degli abitanti di Ossi che siano “giogalzu”, cioè abili cercatori di lumache. Le origini di questi ultimi due detti sono abbastanza chiare: a Usini c’è una forte cultura del vino e in paese sono presenti note aziende vinicole; a Ossi, invece, il ricavato ottenuto dalla vendita delle lumache è stato, per tanto tempo, un aiuto prezioso e una valida integrazione economica.

A Tissi il detto è, se vogliamo, più poetico. È risaputo che il paese vanta una grande tradizione poetica, nomi come Bartolomeo Serra, Andrea Mulas, Pietro Cherchi ma anche scrittrici come Mena Branca, per fare qualche esempio. La tradizione non si è persa nel corso degli anni e anche oggi ci sono diversi compositori in paese: Gigi Sancis, Rosalia Beccu (nota Lia), Egidio Cassanu, Pietro Nieddu, Anselmo Serra e Pietro Manconi.

Nel corso delle interviste che abbiamo fatto in giro per il paese per realizzare un documentario- testimonianza siamo venuti a sapere delle cose molto interessanti. Una di queste mi ha particolarmente colpito: ci hanno raccontato che i tissesi in tempi passati venivano bonariamente canzonati perché, pur non vivendo in mezzo al lusso, si atteggiavano in maniera tale da apparire ricchi, arrivando a noleggiare degli abiti in occasioni speciali e ovviamente omettendo di svelare la loro provenienza. Questa trasformazione della realtà, anche se solo esterna, svela una creatività e una capacità di reazione non comune. Ed è questa la base delle leggendarie bugie del paese, la voglia di abbellire, di esaltare, di amplificare un semplice fatto e di renderlo poetico, interessante, degno di nota.

Il concorso di scrittura creativa che ha visto come protagonisti gli studenti delle scuole, denominato “Malafaula” ha portato alla luce dei testi davvero belli, originali e ironici. Non ci aspettavamo tanto, credo. I racconti erano scritti davvero bene, ben articolati e con una grande attinenza al tema proposto. Le letture dei testi sono state abbinate, in diversi casi, a una piccola rappresentazione teatrale in cui i bambini hanno interpretato i personaggi delle loro storie. 

La qualità delle storie partecipanti al concorso era alta. Alcune storie avevano titoli in lingua sarda, così come diversi dialoghi. Un chiaro segnale di quanto l’importanza della nostra lingua e la riscoperta della nostra identità culturale passi soprattutto nel suo effettivo utilizzo. Sentire bambini di dieci, dodici anni che parlavano così bene il sardo mi ha reso molto ottimista per quel che riguarda la conservazione e la vitalità della nostra lingua.

La giornata è continuata dopo la premiazione dei racconti vincenti (sono contenta di non essere stata parte della giuria perché il loro compito è stato davvero difficile!) con la proiezione del documentario e poi con la presentazione del libro “Uno sputo di cielo”, una raccolta curata da Carlo Deffenu che vede la presenza di ventisette racconti e conseguenti illustrazioni fotografiche/artistiche. Un progetto molto interessante che vede il ricavato delle vendite del libro finire in beneficienza, per aiutare i bambini di un orfanotrofio di Betlemme.

La compagnia teatrale Lampos e tronos ha poi messo in scena una serie di simpatici mini sketch con lo spettacolo “Raccontar Fole”, storie simil vere alcune tratte da testimonianze reali degli anziani del paese su episodi realmente successi. Anche i bambini hanno avuto il loro spazio all’interno del teatro portando in scena un “Processo a Pinocchio” molto singolare e simpatico.

Era presente anche un angolo dedicato ai bambini curato dalla compagnia Theatre en vol.

Uno spazio particolare è stato dedicato alla bellissima poesia in lingua sarda composta da uno dei nostri compaesani, Stefano Chessa, poeta da sempre e grande conoscitore della lingua sarda. Stefano ha ironizzato sul detto riservato ai tissesi con la sua “Sas fàulas in Tissi”:

In Tissi b’ant pessones mannas meda
chi, a sa crisi, agiuant a resistire:
dae su chi bendet pische, si as moneda
un’ira ‘e cosas as a poder pedire!
T’acollit cun sa farda arva ‘e seda.
Serenu as a andare a drommire
ca isetat a dae segus de sos bancos…
S’ambidda bendet, oe, a 10 francos!

No est beru, fintz’issara fia incue,
pro a mie custa cosa est inventada:
fia in pischeteria, suta sas nue(s)
ma apo ‘idu chi oe fit tancada!
Mi tocat de chircare in aterue…
ca paret fàula bene assentada.
Devo leare ‘inari dae giancheta.
Como ando a comporare paga peta!

Intende custu e tènelu in memòria:
b’est frade meu ch’at mira abberu ‘ona:
est in atividade venatòria…
si no isparas nessi, tue, perdona!
Issu si ch’at a andare cun sa glòria,
si bides su ch’at giutu…t’assucona(s).
Isculta, tando! Ti paret bastante?
Catzende…at leadu un’elefante!
Gianteris a un’amiga mia ispetziale
l’est capitada una cosa istrana
e fintzas tropu, in su su tempus atuale.
Pro cosas gai de rier no apo gana!
A l’ider no est pro nudda naturale
e non mi paret mancu meda sana:
s’iscur’a issa, arratza ‘e alligria…
est nàschida cun una titta ebbia.
Bi creo, caru cumpareddu meu!
Ti naro custa cosa: l’apo iscrita:
incue ses faeddende, totu’intreu…
non t’ischis mancu ponner sa berritta.
Su ch’est sutzessu a mie est prus feu:
apo àpidu una fiza cun tres titta(s)!
A l’ischis ite ti naro, oh cumpare?
In custu puru est mezus abundare!
In Tissi non b’at solu veridade,
sa fantasia dat ditza a sas vidas.
S’inventas cun coràgiu e abilidade
no as a agatare mai difidas
e b’as a balanzare in libertade
si suta custu chelu ti nd’ischidas.
Betamus a su mundu custa ‘oghe:
sas fàulas ant leadu domo inoghe.
Il Festival aveva come idea quella di raccontare storie non solo con la scrittura. A conclusione della serata, perciò, c’è stato spazio per la “Favola” di Elisa Lamberti, “un’acrobata con la passione dei bambini”, come lei stessa si definisce, che racconta favole con il proprio corpo, in una performance composta da acrobazie su sfondo di cartoni animati, immagini in retroproiezione che seguono l’artista e si sovrappongono. Sicuramente uno spettacolo originale, così come quello proposto dal suo partner Fabrizio Fanizzi che ha effettuato delle evoluzioni funambolesche con la ruota di Rohn.

L’evento è stato organizzato da un gruppo di Tissi formato da Antonio Locci, Claudia Solinas, Alfonso Nuvoli, Francesca Capitta, Stefania Budroni, Sara Scarpa e da me.

Quest’anno la manifestazione può dirsi sicuramente riuscita. L’impegno che noi tutti abbiamo messo, ognuno compatibilmente con i propri impegni, ha fatto sì che l’evento sia stato all’altezza delle nostre aspettative; la soddisfazione nel ricevere i complimenti dei partecipanti e nel vedere la gente che si divertiva e che ha passato tutta l’intera giornata con noi, è stata la risposta migliore che potessimo ottenere.

Ringrazio chi mi ha coinvolto nell’organizzazione e mi auguro che gli anni a venire vedano una costante crescita del Festival.
I miei ringraziamenti vanno anche a chi ha creduto e sostenuto il progetto sin da subito; l’assessorato alla Cultura del Comune Di Tissi, l’associazione Teatrale Amatoriale Lampos e Tronos, le maestre della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di Primo grado, i responsabili del Sistema Bibliotecario Coros Figulinas, l’associazione Pop: Progetto Ottobre in Poesia.
In sintesi, il Fàula Festival si può descrivere come un incontro tra cultura, scrittura e arte: arte dell'affabulare, capacità di raccontare storie vere o totalmente inverosimili e di creare spunti di riflessione per condividere le realtà che ci circondano.
L’appuntamento è per l’anno prossimo!






mercoledì 6 gennaio 2016

Intervista a Stefano Galeano

Dopo aver visitato la sua ultima mostra di pittura all’ex Ma di Tissi, incuriositi dalla particolarità dei suoi quadri e dai tanti interrogativi che suscitano, abbiamo deciso di dedicare uno spazio all’artista poliedrico Stefano Galeano, pittore e musicista. I temi da lui affrontati sono molto forti, sfociano in una provocazione che mira a far riflettere e che riguarda tutta la società. La sua analisi è un monito chiaro in cui però si scorge anche la speranza di un cambiamento, come rivelano i suoi intensi quadri, dove la natura trova sempre il modo di rinascere.

Quando hai iniziato a dipingere e da dove nasce la tua passione per la pittura?
Non ho un vero e proprio ricordo di quando ho istintivamente deciso di impugnare un oggetto che producesse segni per iniziare a "graffiare" la carta. Forse ho iniziato come tutti i bambini, "pastrocchiando" e sperimentando l'uso di colori e supporti, sporcandomi le mani e capendo la consistenza della materia. Posso dire però con certezza che tutto iniziò quando ho appreso di non dover dimenticare tutto quello che ho imparato nella tenera età, non cedendo (o per lo meno cercando di non farlo) ad una omologazione che, evidentemente, non faceva per me. Forse la passione per questo genere di espressione nasce da una naturale propensione artistica, dal bisogno di dover ossessivamente trangugiare il mondo per poi doverlo inevitabilmente rigurgitare. Penso che tutto questo nasca da un senso di incompletezza spirituale.

Riguardo alla tua ultima esposizione “La persistenza della fine”: Sei soddisfatto dell’esito della tua mostra all’ex Ma di Tissi? Esiste un argomento comune sul quale si focalizzano le opere?
Per quanto riguarda la mia ultima mostra all'ex Ma di Tissi, posso dire che la mia soddisfazione è stata quella di vedere le persone che sono venute a vedere i miei lavori interessate a ciò che avevano davanti e, quindi, con mille chiavi di lettura, intraprendere con ognuno di loro, uno scambio di opinioni su quello che, secondo loro, avrebbero potuto rappresentare le mie opere. L'argomento esiste eccome. È una costante da almeno dieci o quindici anni a questa parte che si sposa in maniera viscerale con teorie di visite aliene sulla terra e teorie fantascientifiche (che poi, ormai, tanto "fanta" non sono) . Il tema di fondo che fa da brodo primordiale ai miei lavori è l'inadeguatezza del genere umano al pianeta terra e il suo rapporto con la natura, rapporto a senso unico dove l'uomo prende senza dare.

L'essere umano sembra provenire da altri mondi, non si cura del pianeta in cui vive e tratta tutte le altre specie con superficialità e per i soli propri scopi personali. Ecco, nei miei mondi, finalmente, l'essere umano scompare. Si estingue. Cessa di esistere per sempre. Anche le sue opere, le sue costruzioni, le città, e tutte le cose da lui costruite, vengono pian piano inglobate dalla natura e dalla sua magnificenza. Quindi si crea uno scenario dove la natura ha il suo massimo splendore in un tragico elogio a se stessa e alla scomparsa del genere umano.
Viste le tematiche legate al clima, cosa pensi della situazione ambientale della Sardegna? Si parla molto di inquinamento industriale e militare, c’è secondo te una via d’uscita?

Fortunatamente la Sardegna conserva ancora quella freschezza naturale che sta via via scomparendo con l'avvento della tecnologia e dell'aumento demografico. La Sardegna possiede quel giusto rapporto tra spazio naturale e presenza umana. Anche qui però vediamo una crescita dell'inquinamento atmosferico, ma ancor più tristemente, una crescita de “l'inquinamento mentale”. L'inquinamento mentale altro non è che la totale assenza di cultura applicata all'intelligenza, perché ciò che vedo io, girovagando per i posti di questa fantastica Isola, è spazzatura. Sacchi di spazzatura lanciati per le strade, mari inquinati da sostanze ignote, assorbenti galleggianti nelle rive di spiagge una volta paradisiache, questo è quello che noto. Non stiamo facendo altro che, in Sardegna come nel resto del mondo, anticipando la nostra estinzione. Riguardo l'inquinamento industriale e militare sì, ho ben in mente una via d'uscita pratica e veloce, ma, ahimè, sarebbe troppo violenta e penso che è meglio che in questo caso mi astenga dal dirlo.

A cosa ti ispiri principalmente nella tua opera pittorica? Oltre a dipingere, fai anche parte di un gruppo Metal, secondo te cosa si riesce a comunicare meglio con la pittura e, viceversa, con la musica?
Gran parte di ciò che creo, sia che si parli di musica che di pittura, lo faccio in maniera così istintiva che non saprei da dove traggo le mie ispirazioni. Sicuramente sono frutto di quello che vedo e che provo, a mio modo, a trasferire in immagine. Il modo più semplice di esprimerci, parlando di istinto primordiale dell'umanità Intera, quando ancora eravamo degni di abitare questo pianeta, è sempre stato quello dei segni, dei colori e dei suoni. Non penso esista modo più efficace e semplice allo stesso tempo. Probabilmente la musica esprime meglio emozioni più semplici come amore, rabbia o felicità, e non mi riferisco alla parola o ai testi ma mi riferisco al suono, solo al suono, mentre la pittura, facendo leva sul senso visivo, può essere più utile per esprimere mille altre sfaccettature di quei sentimenti primordiali prima citati, ad esempio la malinconia, l'inadeguatezza, la speranza o lo sdegno (per citarne alcuni) cose che nella musica dovrebbero essere espressi attraverso di un testo che li spieghi.

Intervista a cura di Daniela Piras
Tissi 04/01/2016
Assòtziu Zirichiltaggia