lunedì 3 marzo 2014

Elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale: analisi del voto

A circa due settimane dal voto, alcune considerazioni che avevamo esposto alcuni mesi prima si sono rivelate esatte; il movimento indipendentista non è stato infatti in grado di presentare all’elettorato sardo una proposta unitaria alternativa agli schieramenti italiani, partecipando alla competizione elettorale in formazioni fra loro disunite e contrapposte che hanno inesorabilmente impresso in gran parte dell’elettorato sardo – in particolare in una buona fetta di quel 48% di astenuti – l’idea di un indipendentismo non coeso e incapace di rappresentare un’alternativa credibile al sistema politico centralista. Considerazioni queste sulle quali crediamo valga la pena di riflettere a freddo, allontanando gli isterismi post-elettorali di chi, evitando di assumersi qualsiasi responsabilità politica, vorrebbe far ricadere la colpa di un fallimento evidente dell’indipendentismo sardo interamente su quel popolo che si gradirebbe al proprio fianco e al quale però non si riesce a comunicare in maniera soddisfacente il proprio progetto politico-elettorale. Così se da una parte l’indipendentismo mostra segni di grande vitalità, influenzando palesemente i programmi di tutti gli schieramenti politici e il dibattito istituzionale tanto da indurre destra e sinistra italiana a far proprie alcune sue battaglie storiche quali quelle sulla lingua sarda o sull’istituzione di una agenzia sarda delle entrate, dall’altra assistiamo ad una totale incapacità di dar seguito ad una strategia omogenea a causa di dirigenze personaliste e inconcludenti e disegni egemonici che puntualmente non fanno che spegnere entusiasmi ed allontanare risorse preziose dalle organizzazioni stesse.

A fronte di una sconfitta elettorale dell’indipendentismo non resta ora che considerare le opportunità che lo scenario politico attuale ci offre da qui ai prossimi cinque anni, consapevoli del fatto che le due formazioni alternative ai partiti unionisti, Sardegna Possibile (con forte trazione indipendentista) e Fronte Indipendentista Unidu, hanno raccolto rispettivamente quasi 76.000 e 8000 voti, a riconferma della presenza in Sardegna di una solida base sulla quale costruire un futuro progetto di governo in grado di scalzare i soggetti centralisti. Tenuto inoltre presente dei tantissimi indipendentisti che non sentendosi rappresentati e considerando andata in fumo l’occasione storica di presentare una lista unitaria, non sono andati a votare e quelli che, la loro preferenza, l’hanno data alla lista Zona Franca o ad uno dei movimenti o partiti che, pur avendo genesi in Sardegna e richiamandosi in qualche modo all’indipendentismo, hanno corso all’interno degli schieramenti italiani o, ancora, alla lista del camaleontico Mauro Pili. 

Il quadro che viene fuori da queste elezioni pensiamo sia però solo in apparenza di un indipendentismo ulteriormente frammentato, in quanto pare evidente che la centralità politica conquistata nell’ambito di questa esperienza da Sardegna Possibile e dal Fronte sia destinata a caratterizzare ogni decisione o iniziativa che si vorrà prendere nei prossimi tempi in ambito indipendentista. D’altronde non si può non considerare che solo l’assenza di una strategia condivisa e l’applicazione di una legge elettorale iniqua e sottovalutata non hanno consentito l’elezione di rappresentanti in Consiglio Regionale. Di fatti una lista indipendentista unitaria avrebbe permesso il superamento della soglia di sbarramento del 5% ma si è preferito invece seguire ben altre logiche politiche, all’insegna dell’opportunismo e della mancanza di umiltà e pragmatismo.

Progres e aMpI, che hanno rispettivamente stimolato la nascita di SP e del FIU, hanno oggi la grossa responsabilità di salvaguardare i risultati ottenuti da questi due importanti processi aggreganti, che hanno avuto in particolare il merito e la capacità di coinvolgere tanta gente nella stesura di programmi politici cuciti sulle reali necessità dei sardi e della Sardegna, affrontando concretamente le criticità che maggiormente colpiscono la nostra società.

Il vero limite di questa esperienza elettorale va ancora una volta rilevato nella mancata condivisione del metodo di scelta del candidato governatore, che ha poi inesorabilmente creato lo scenario confuso e contradditorio di cui sopra.

Non esistono alibi che possano giustificare l’assenza di una strategia unitaria che sottoponesse alla volontà della base indipendentista di tutte le organizzazioni, di tutto il movimento nazionale, la scelta del candidato governatore, per superare le difficoltà e le acredini fra soggetti perennemente in competizione e in contrasto fra loro per pure ragioni di spicciolo opportunismo politico. 

Non andrebbe ora sprecata l’occasione di estendere la centralità conquistata a tutto il dibattito politico sardo, approfittando – qualora lo si considerasse opportuno – delle sponde politiche presenti all’interno del Consiglio Regionale per interferire e pesare energicamente nell’ambito del dibattito istituzionale. In tal senso non sarebbe sensato chiudere aprioristicamente ad ogni forma di dialogo con Gavino Sale – neoeletto consigliere regionale – che ha manifestato apertamente la sua disponibilità a rappresentare le istanze indipendentiste all’interno del palazzo. D’altra parte, a fronte di un risultato elettorale insoddisfacente, gli indipendentisti hanno l’obbligo di sottrarsi a qualsiasi forma di marginalizzazione politica e di adoperarsi per trarre il massimo profitto da un dibattito pubblico il più ampio e inclusivo possibile. L’alleanza elettorale di iRS con lo schieramento unionista di centro-sinistra ha portato questo movimento inequivocabilmente fuori dall’indipendentismo, ma sarebbe fin troppo semplice, scontato e superficiale emanare sentenze di condanna inamovibili nei confronti di questa organizzazione senza invece assumersi l’onere di tracciare la strada verso un percorso di unificazione del movimento nazionale sardo, riconducendo su posizioni indipendentiste organizzazioni che alla luce dei fatti hanno assunto posizioni contrastanti con la lotta di liberazione nazionale ma con le quali riteniamo sia doveroso mantenere un livello di confronto basato sul rispetto. Al fine di veicolare le proposte indipendentiste anche laddove gli indipendentisti non hanno ancora rappresentanza e di conseguenza la possibilità di spostare gli equilibri di forza tra Stato Italiano e Nazione Sarda ma dove è possibile far emergere le contraddizioni interne alla classe politica unionista.

Di questi temi centrali e di altre importanti proposte si dovrebbe discutere nell’ambito di un dibattito post-elettorale pubblico e inclusivo, di cui si sente in maniera urgente e pressante la necessità, quale nuova fase costituente di un percorso unitario dell’indipendentismo. Unica prospettiva sulla quale riteniamo valga la pena lavorare è infatti la formazione di un soggetto politico plurale, democratico e costituito su base federale, in modo tale da consentire alle attuali organizzazioni di mantenere la propria autonomia elaborativa e organizzativa sui territori ma in sintonia con una politica nazionale omogenea e in grado di influire sull’esito di ogni futura consultazione elettorale.

Tra gli altri terreni di confronto che possono contribuire ad un radicamento dell’indipendentismo sul territorio e che meglio si prestano ad una azione unitaria, vi è quello dei rinnovi delle amministrazioni comunali. Con l’elezione a Consigliere Regionale di Gianfranco Ganau, attuale sindaco di Sassari, si prospetta nell’immediato futuro – essendo le due cariche incompatibili per legge – l’apertura di una competizione elettorale a ridosso della quale gli indipendentisti hanno il dovere di confrontarsi per portare una propria lista a concorrere alla guida della seconda città dell’Isola. Da parte nostra non verrà a mancare l’appoggio a qualsiasi proposta che ponga come imprescindibile ai processi di democratizzazione e di ricomposizione strategica dell’indipendentismo quello di una scelta del candidato sindaco attraverso le primarie, unico mezzo in grado di rendere la base partecipe alla costruzione di una alternativa credibile ai partiti italiani. 

Assòtziu Zirichiltaggia
Tàtari, 01/03/2014