giovedì 16 febbraio 2017

Al lavoro per una alternativa nazionale


L’11 febbraio scorso si è svolta a Sassari una importante giornata di studio, dibattito e confronto pubblico incentrata sui diritti dei sardi e sulla necessità di costruire nuovi percorsi di emancipazione sociale e nazionale per la Sardegna. Si è aperta una nuova fase di un percorso lungo ed articolato. Una tappa che apre uno spazio di condivisione politica nuovo. Uno spazio caratterizzato dalla necessità di affrontare temi importanti quale quello della riscrittura dello Statuto, tenendo lo sguardo sempre puntato sui problemi reali di questa terra, sui diritti collettivi dei sardi, sulla necessità di dare delle risposte politiche concrete, specialmente in un momento di grande difficoltà economica come quello attuale: viviamo in un’isola di poco più di un milione e mezzo di abitanti e abbiamo oltre 260 mila disoccupati; il 2016 ha registrato un aumento di quasi il 50% di fallimenti rispetto all’anno precedente (sono fallite ben 243 aziende), ogni anno l’isola perde oltre 5000 persone, soprattutto giovani che emigrano in cerca di lavoro e condizioni di vita dignitose che questa terra non riesce più ad offrire. Si va via via sfaldando la solidarietà sociale, ci mettono gli uni contro gli altri, emerge con sempre più evidenza una forma di razzismo che spazia dalle piazze virtuali a quelle reali.

Ci vogliono far credere che il problema dei sardi non sia l’immobilismo politico della Giunta Pigliaru, non siano le politiche della subalternità, le logiche coloniali della dipendenza e della spartizione del potere amministrativo ed economico ma i migranti che fuggono dalla guerra,  dalla fame e dalla disperazione. Si mettono in discussione i valori della solidarietà e dell’accoglienza con il rischio di disgregare la tenuta sociale delle nostre 377 comunità.

Occorre dunque fare presto. Occorre dare delle risposte politiche ai problemi che affliggono l’Isola. Occorre costruire una alternativa politica, economica e sociale allo sfacelo verso cui lo Stato Italiano ci sta inesorabilmente mandando incontro. 

La scelta di organizzare un dibattito che focalizzasse l’attenzione sui diritti dei sardi nel secolo attuale imponeva che si discutesse in maniera pragmatica delle modalità attraverso le quali renderli reali, tangibili e attuabili. Parlare di modifica dello Statuto ha aperto una riflessione circa la possibilità di avviare un processo di trasformazione della società sarda nella prospettiva della scrittura di una nostra Carta fondamentale dei diritti, di una nostra futura Carta Costituzionale. Il tutto scaturito dalla necessità di agire su uno Statuto non più attuale, inadeguato a rappresentare la realtà moderna dell’Isola. Uno Statuto rimasto in gran parte inapplicato sia perché lo Stato italiano ci impedisce sostanzialmente di esercitare una qualsiasi forma di autonomia, sia perché le classi dirigenti che si sono alternate al potere nell’Isola, hanno sempre anteposto gli interessi particolari e quelli dello Stato centrale a quelli della Sardegna, ridotta oramai ad una circoscrizione periferica, marginale e ininfluente. Questo è il dato politico emerso nel corso del lungo dibattito della giornata di sabato 11 febbraio.   

Il ritenere non più procrastinabile la riscrittura di uno Statuto vecchio di settant’anni implica l’inizio di un percorso politico indirizzato all’ottenimento di nuovi poteri e maggiori spazi di sovranità. La riscrittura dello Statuto in tal senso deve passare per il riconoscimento di due principi imprescindibili: il riconoscimento giuridico della Nazione sarda e l’affermazione del suo diritto effettivo all’esercizio dell’autodeterminazione.

Si è inteso dunque avviare un processo politico che chiama in causa la società sarda e tutte quelle forze politiche e civiche che pongono al centro delle loro battaglie la Sardegna e gli interessi dei sardi.

L’immobilismo e l’inadeguatezza politica della giunta regionale, rendono il Governatore Pigliaru un interlocutore improbabile, non adeguato ad intraprendere un simile percorso di emancipazione e di trasformazione sociale.
Impossibile non ricordare la posizione delle più alte cariche della Regione – da Pigliaru a Ganau, passando per l’appoggio incondizionato e quasi del tutto unanime dei sindaci a trazione PD – completamente appiattita sulla linea del Governo Renzi in riferimento al recente referendum costituzionale. Una posizione a sostegno di una riforma che per la Sardegna rappresentava il preludio per il totale abbattimento dell’autonomia. Se avesse vinto il Sì, non ci troveremmo oggi a discutere la possibilità di accrescimento di poteri attraverso la riscrittura dello Statuto autonomo, quanto piuttosto a riflettere sulle strategie più idonee ad impedirne la sua cancellazione.

Nel voto del Referendum Costituzionale c’è un giudizio severo nei confronti del governatore Pigliaru e della sua politica. La percentuale dei No, decisamente più alta di quella espressa a livello italiano, contiene inoltre il segno della difesa dell’autonomia. Sull’onda di quel risultato, ottenuto anche per via di una forte mobilitazione indipendentista, è possibile oggi imbastire una battaglia per l’accrescimento di poteri reali. Nessuna ratifica della Costituzione Italiana dunque, ma una piena consapevolezza che per far prevalere i diritti dei sardi occorre partecipare alle decisioni che ne determinano il futuro. Su questo tema l’indipendentismo non è venuto fuori con una voce univoca, ma l’11 febbraio scorso è emersa in maniera distinta la volontà di dare seguito ad una nuova fase di confronto politico, incentrato sul confronto democratico e indirizzato alla costruzione di un percorso di lotte comuni e condivise.

Non è certo la prima volta che si richiama all’unità dei sardi e che si fanno dei tentativi di ricomposizione strategica dell’indipendentismo. Ci sono stati vari tentativi in passato, su iniziativa dei dirigenti politici così come della base. Tentativi non andati a buon fine e che non si sono fra loro incontrati; il processo iniziato negli ultimi mesi, però, ha la possibilità di raccogliere tutte le precedenti esperienze, ha la possibilità di rendere tutti protagonisti di questo percorso di ricomposizione del movimento nazionale, riattivando chi ha perso fiducia nella politica e nella possibilità di imprimere un cambiamento nella società sarda.

Non sono in grado di affermare che quello iniziato ad ottobre dell’anno scorso in occasione della conferenza stampa svoltasi al THotel di Cagliari – proseguito con la mobilitazione contro l’inceneritore di Tossilo, la mobilitazione contro la stortura della Asl Unica a dicembre fino ad arrivare a Sassari con il dibattito sullo Statuto e i diritti dei sardi – sia un processo irreversibile, ma sono certo che l’irreversibilità di questo processo dipenda dal grado di responsabilità generazionale che saremo capaci di dimostrare e dalla volontà politica di non sottrarci ad un confronto pubblico, partecipato ed inclusivo.
Nelle ultime settimane si sono susseguite una serie di iniziative e di incontri che hanno visto al centro del dibattito la lingua sarda, la municipalità, la battaglia per la smilitarizzazione dell’Isola e ancora la prospettiva della costruzione di una alternativa politica ai partiti italiani. Il fatto che il dibattito nasca e cresca lontano dalle scadenze elettorali mette al riparo dai personalismi e dal pericolo di dare vita ad alleanze strumentali costruite unicamente sul calcolo delle potenziali percentuali di voto. Le elezioni sono, in ogni caso, una eventualità con la quale occorrerà fare i conti se si vuole dare vita ad una alternativa di governo con testa e gambe in Sardegna. È necessario perciò che tutte le componenti del movimento che si va a formare attorno al principio dell’autodeterminazione siano disposte a misurarsi sui contenuti, sui valori condivisi e sulla scelta dei metodi più idonei ad individuare i rappresentanti del movimento stesso, coinvolgendo e rendendo protagonisti della scelta i sardi con l’indizione di primarie. 

Gli indipendentisti, già alla vigilia delle precedenti elezioni, avevano tracciato un percorso di inclusione e di partecipazione attraverso assemblee e conferenze aperte che hanno permesso ai movimenti civici, ai movimenti culturali e ai singoli di concorrere fattivamente alla formazione di liste e programmi elettorali. Esperienze perfettibili e avvincenti, pur se penalizzate da una legge elettorale liberticida ed antidemocratica che andrebbe subito cambiata per permettere la rappresentatività di tutto il tessuto sociale sardo. Non possiamo tralasciare che la coalizione Sardegna Possibile e Fronte Indipendentista Unidu con le rispettive preferenze raccolte (quasi 8mila la prima e quasi 80mila la seconda) hanno conquistato la fiducia e acceso le aspettative di cambiamento di una fetta tutt’altro che esigua di sardi.

Quello intrapreso è indubbiamente l’inizio di un nuovo processo politico, con la consapevolezza che niente è realizzabile dall’oggi al domani, tantomeno l’indipendenza, ma se non si creano adesso i presupposti politici e giuridici per l’effettivo esercizio dell’autogoverno e del diritto all’autodeterminazione, tutto diventa velleitario e funzionale solamente ad uno scopo politico scandito da slogan e parole prive di significato ideale ed incapaci di trasformazioni reali.

Giovanni Fara

lunedì 13 febbraio 2017

Partimus dae tue


Castello di San Michele, 
Colle di San Michele - Cagliari
Ore 9:15-13:30

Incominciamo il cammino Verso l'Alternativa Nazionale e partiamo da te.

Ti invitiamo a proporre, votare e discutere le idee migliori in un incontro partecipato il cui scopo è ragionare sui problemi e organizzare insieme un’agenda politica alternativa e concreta.

Il risultato di questo incontro definirà il programma di avvio di Alternativa Natzionale e le prime conferenze aperte tematiche.

Useremo carta, penna, parole e idee in libertà. Quali sono per te i problemi più urgenti della Sardegna? Quali i nostri punti di forza? Cosa vorresti aggiustare?

L'evento sarà strutturato in due fasi: una 'creativa' per raccogliere gli input dei partecipanti, e una 'valutativa' per discutere e selezionare le proposte che saranno oggetto dei futuri incontri.

***


Incumentzamus su caminu Pro s'Alternativa Natzionale e partimus dae tue: ti cumbidamus a pònnere is ideas tuas e votare e arresonare sas mellus in un’atòbiu pro ordingiare impari un’azenda polìtica alternativa.


S’arresurtadu de custu atòbiu at a detzìdere su programa de cumentzu de Alternativa Natzionale e is temas de is primus cunferèntzias abertas temàticas.

Amus a impreare paperi, pinnas e ideas in libertade. Cali ti parrint is problemas prus urgentis de sa Sardigna? Calis is mellus calidades? Ita ti dia pràghere a mudare?


info: mesanatzionale@gmail.com



martedì 7 febbraio 2017

Sos deretos de sos sardos in su de XXI sèculu

SOS DERETOS DE SOS SARDOS IN SU DE XXI SÈCULUS
Dae s'istatutu a sa costitutzione de sos sardos 
 
(SRD) Arrejonamos de is deretos de is sardos, de sos chi tenimos ma chi meda bortas non impreamos a prenu, de sos chi at esser ora de si dos pigare. Faeddamos de s’istatutu autonomìsticu e de comente du furriare in Carta fundamentale de is sardos. Nde faeddamos cun fèminas e òmines de importu de su mundu polìticu sardista e indipendentista e cun istòricos, costitutzionalistas e politòlogos de gabbale.
 
(IT) Discutiamo dei diritti dei sardi, di quelli che abbiamo già ma magari non utilizziamo appieno e di quelli che sarebbe ora conquistare.  Parliamo del nostro Statuto Autonomistico e di come poterlo trasformare nella Carta fondamentale dei sardi.  Parliamone con gli esponenti del mondo politico sardista e indipendentista e con storici, politologi e costituzionalisti di primo piano.
 
Pro s’Alternativa Natzionale ant a intervènnere:
– Cristiano Sabino
– Gianfranco Sollai
– Gianluca Collu Cecchini
– Claudia Zuncheddu
– Bustianu Cumpostu
 
Àteros Reladores:
– Carlo Pala (politòlogu)
– Federico Francioni (istòricu)
– Christian Solinas (Segretàriu PDd’Az)
– Paolo Mureddu (Rosso Mori)
– Bobore Cubeddu (Fondazione Sardinia)
– Ernesto Batteta (Sardegna Possibile)
 
Tàtari, 11 de freàrgiu 2017
Auditòrium Ex Cunventu de su Càrmine, Arburada de Umberto 11
10:00-13:00 e 15:00-20:00
 
 
 
 

 
 
 




mercoledì 1 febbraio 2017

CHI NON S’ANT A ISMENTIGARE


CHI NON S’ANT A ISMENTIGARE
Indimenticabili


Illustratziones a tema polìticu
de Salvatore Palita.
da su 4 de freàrgiu 2017
Carrera Cetti, Tàtari.
Sede de su Fronte Indipendentistas Unidu.


Le opere di Salvatore Palita sono delle rappresentazioni grafiche che cristallizzano parole ed immagini e che ripercorrono le vicende storiche di uomini che hanno attraversato la storia del proprio Paese, condizionandola e spesso cambiandone le sorti. Nelle sue opere viene trasmesso un messaggio che va ben oltre le immagini e che ha influenzato l’autore in tutta la sua carriera artistica, cominciata sul finire degli anni settanta e proseguita fino ad oggi.
Palita non vuole rappresentare l’immagine edulcorata da “merchandising”, utilizzando icone di eroi di altri tempi per moda o per enfatizzare la storia secondo una propria visione personale; vuole invece rappresentare elementi che hanno caratterizzato, nel loro insieme, un pensiero che ha oltrepassato i confini della storia e dei Paesi in cui sono state compiute sollevazioni popolari, vere e proprie lotte per l’affermazione dei diritti civili, per l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli, delle rivoluzioni culturali e politiche che rappresentano il volto più reale della storia moderna.
Questo riesce ad esprimere Palita con le sue opere, non scordando i protagonisti storici della politica in Sardegna, come Giovanni Maria Angioy, Antonio Gramsci e Antoni Simon Mossa, per estrapolare un messaggio di lotta che colpisca il tessuto vivo della società sarda, con una celebrazione delle lotte antimilitariste e anti coloniali dell’isola. Dell’opera di Palita una cosa è chiara: i cambiamenti e la trasformazione della società non passano che dalle lotte reali che si fondano sulle basi teoriche di grandi pensatori che ancora molto incidono sull’immaginario collettivo e che, spesso, sono state da stimolo a vere e proprie rivoluzioni culturali. È come se i personaggi illustrati ci richiamassero ad un impegno di lotta reale. Non è casuale la scelta delle frasi che compaiono all’interno delle sue raffigurazioni: da Gramsci che odia gli indifferenti, al messaggio che rivela che l’oppressione di un popolo riguarda sì quel popolo, ma è spesso determinata da sistemi coloniali e imperialisti. Il messaggio che mi pare più evidente, della mostra, è che la lotta per l’indipendenza e la giustizia sociale di un popolo è la stessa di tutti i popoli, siano loro irlandesi, algerini, cubani, afroamericani, cinesi, vietnamiti, africani, russi, o sardi.
La Sardegna, rappresentata da Gramsci, Antoni Simon Mossa e Giovanni Maria Angioy, si integra, con la sua storia, nel mosaico dei continenti, ribadendo il concetto per cui ogni individuo non può essere pienamente se stesso se non ha chiara la propria identità.
La mostra di Salvatore ci porta a compiere un viaggio attraverso Algeria, Burkina Faso, Congo, Russia, Cuba, Irlanda, Vietnam, America, per riportarci in Sardegna, riuscendo a far riflettere su quanto la storia dei popoli oppressi si assomigli e, nonostante i differenti contesti storici, quello che importi sia non perdere la dignità e la voglia di esistere, nel senso pieno del termine, e fare in modo che questa spinta trovi sbocco nell’impegno concreto per cambiare lo stato delle cose.
Sassari 03/02/2017 (Daniela Piras)




Oristano, presentazione della Federatzione de sa Gioventude Indipendentista (F.G.I.)

Venerdì 3 febbraio alle ore 10:00, presso l’Hotel Mariano IV (Piazza Mariano n°50, Oristano), si terrà la conferenza stampa di presentazione della neonata “Federatzione de sa Gioventude Indipendentista” (F.G.I.).
 
Durante l’incontro, verranno illustrati gli obbiettivi e le finalità della FGI che riunisce collettività strutturate ma anche singoli già operanti nei vari territori dell’isola, all’interno di una rete che mira all’accrescimento della coscienza nazionale sarda e alla costruzione di un fronte comune giovanile contro il colonialismo italiano.
 
I campi d’azione della FGI, come anticipato da una nota stampa, saranno quelli dell’educazione e del lavoro giovanile.
 
La Federatzione non è un’emanazione di partito, non ha finalità elettorali ed intende aggregare i giovani con un’età compresa fra i 14 e i 30 anni.