mercoledì 1 febbraio 2017

CHI NON S’ANT A ISMENTIGARE


CHI NON S’ANT A ISMENTIGARE
Indimenticabili


Illustratziones a tema polìticu
de Salvatore Palita.
da su 4 de freàrgiu 2017
Carrera Cetti, Tàtari.
Sede de su Fronte Indipendentistas Unidu.


Le opere di Salvatore Palita sono delle rappresentazioni grafiche che cristallizzano parole ed immagini e che ripercorrono le vicende storiche di uomini che hanno attraversato la storia del proprio Paese, condizionandola e spesso cambiandone le sorti. Nelle sue opere viene trasmesso un messaggio che va ben oltre le immagini e che ha influenzato l’autore in tutta la sua carriera artistica, cominciata sul finire degli anni settanta e proseguita fino ad oggi.
Palita non vuole rappresentare l’immagine edulcorata da “merchandising”, utilizzando icone di eroi di altri tempi per moda o per enfatizzare la storia secondo una propria visione personale; vuole invece rappresentare elementi che hanno caratterizzato, nel loro insieme, un pensiero che ha oltrepassato i confini della storia e dei Paesi in cui sono state compiute sollevazioni popolari, vere e proprie lotte per l’affermazione dei diritti civili, per l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli, delle rivoluzioni culturali e politiche che rappresentano il volto più reale della storia moderna.
Questo riesce ad esprimere Palita con le sue opere, non scordando i protagonisti storici della politica in Sardegna, come Giovanni Maria Angioy, Antonio Gramsci e Antoni Simon Mossa, per estrapolare un messaggio di lotta che colpisca il tessuto vivo della società sarda, con una celebrazione delle lotte antimilitariste e anti coloniali dell’isola. Dell’opera di Palita una cosa è chiara: i cambiamenti e la trasformazione della società non passano che dalle lotte reali che si fondano sulle basi teoriche di grandi pensatori che ancora molto incidono sull’immaginario collettivo e che, spesso, sono state da stimolo a vere e proprie rivoluzioni culturali. È come se i personaggi illustrati ci richiamassero ad un impegno di lotta reale. Non è casuale la scelta delle frasi che compaiono all’interno delle sue raffigurazioni: da Gramsci che odia gli indifferenti, al messaggio che rivela che l’oppressione di un popolo riguarda sì quel popolo, ma è spesso determinata da sistemi coloniali e imperialisti. Il messaggio che mi pare più evidente, della mostra, è che la lotta per l’indipendenza e la giustizia sociale di un popolo è la stessa di tutti i popoli, siano loro irlandesi, algerini, cubani, afroamericani, cinesi, vietnamiti, africani, russi, o sardi.
La Sardegna, rappresentata da Gramsci, Antoni Simon Mossa e Giovanni Maria Angioy, si integra, con la sua storia, nel mosaico dei continenti, ribadendo il concetto per cui ogni individuo non può essere pienamente se stesso se non ha chiara la propria identità.
La mostra di Salvatore ci porta a compiere un viaggio attraverso Algeria, Burkina Faso, Congo, Russia, Cuba, Irlanda, Vietnam, America, per riportarci in Sardegna, riuscendo a far riflettere su quanto la storia dei popoli oppressi si assomigli e, nonostante i differenti contesti storici, quello che importi sia non perdere la dignità e la voglia di esistere, nel senso pieno del termine, e fare in modo che questa spinta trovi sbocco nell’impegno concreto per cambiare lo stato delle cose.
Sassari 03/02/2017 (Daniela Piras)