domenica 17 agosto 2014

Adesione al Tavolo condiviso Processo Quirra

Foto: Die de sa Vardiania, Quirra, 13 febbraio 2011
L’Assòtziu Zirichiltaggia aderisce al tavolo di dialogo unitario, condiviso e partecipato in vista della mobilitazione popolare lanciata per il prossimo 23 settembre a Lanusei in concomitanza con l’inizio del processo contro i generali del PISQ rinviati a giudizio per omissione dolosa e aggravata di cautele contro infortuni e disastri. 

Consideriamo questa una occasione importante per rimettere al centro del dibattito politico del nostro Paese le battaglie in difesa dell’ambiente, della salute dei sardi, della pace e della smilitarizzazione del territorio, specialmente in un momento in cui lo stato italiano tenta di mascherare gli effetti disastrosi dell’occupazione militare sulla nostra terra equiparandoli a quelli prodotti dall’inquinamento industriale al fine ultimo di evitare qualsiasi ipotesi di risarcimento e di bonifica delle aree compromesse.

Dopo oltre dieci anni di lotte, indagini ambientali e di studi effettuati sulle comunità e sui territori interessati dalle esercitazioni e dalle sperimentazioni belliche non possiamo più tollerare il silenzio della classe politica sarda, incapace di costruire un futuro di prosperità e di pace e non intenzionata ad affrontare nei giusti termini la questione della smilitarizzazione dell’isola in funzione del rilancio di settori strategici per la nostra economia, quali il comparto agro-pastorale o l’industria turistica. 

Alla luce dei fatti, riteniamo che lo stato italiano intenda proseguire con la sua politica coloniale, ostacolando in ogni modo il processo di disarmo della Nazione Sarda per preservare i proventi derivanti dagli affitti dei poligoni militari e nascondendo nel contempo le proprie responsabilità e quelle del suo esercito rispetto ai danni creati all’ambiente e alla salute dei sardi.

Pertanto, nel rispondere alla mobilitazione, auspichiamo un coinvolgimento della Nazione Sarda, di tutte le donne e gli uomini di Sardigna, in una battaglia di civiltà e di dignità che ponga al centro gli interessi dei sardi e la salvaguardia del proprio patrimonio ambientale quale principale risorsa di benessere e sviluppo, sottolineando la necessità di un coinvolgimento orizzontale di tutte le forze indipendentiste e delle organizzazioni che da sempre si battono per vedere tutelati i diritti collettivi del Popolo Sardo. 

Assòtziu politicu-culturale Zirichiltaggia
Tàtari, 17/08/2014

COMUNICATO DEI PROMOTORI   
Appello per tavolo condiviso processo Quirra

Alla cortese attenzione di:
ProgReS - Progetu Repùblica
A Manca pro s’Indipendentzia
Sardigna Natzione Indipendentzia
Sis-Ma - Sinistra indipendentista sarda - Movimento Anticapitalista
Coordinamento Non Bruciamoci il Futuro
Gettiamo le basi
Sardegna Palestina
Comitato Su Jassu
SCIDA - Giovunus Indipendentistas
Assòtziu - Su Majolu
Carovana Sarda della Pace
Comitato Medio Campidano per i Beni Comuni
Comitato Terrasana Decimoputzu
Comitato Sa Nuxedda Free Vallermosa
No Galsi Cagliari
Comitato Non Bruciamoci Il Futuro Macomer
Movimento Rifiuti Zero Sardegna
Comitato S'Arrieddu per Narbolia
Comitato per la tutela e lo sviluppo di Torre Grande/Oristano
Comitato Fuori dalle Pale Villanovaforru
Comitato Cittadini Liberi Ottana
Comitato No Chimica Verde-No Inceneritore Sassari/PortoTorres
Arci Sardegna
Isde Sardegna
ABC Planargia Montiferru
Collettivo Carraxu
Comitato Non Bruciamoci Il Futuro Cagliari
Progetto Comune Villacidro
Comitato No Megacentrale Guspini
Comitato Terra che ci Appartiene Gonnosfanadiga
No Galsi Villacidro
Comitato Nurra Dentro-Riprendiamoci l’Agro
Associazione Culturale Athenaeum2000 Decimomannu
Eutopia Turritana
Comitato Ambiente e Territorio Samatzai
Cittadini per Decimomannu
Associazione ”Nuoro – Atene Sarda”
Comitato NO Amianto Cagliari
WWF Sassari
Csoa Pangea Porto Torres
Carlofortini Preoccupati
Comitato Basso Campidano-aria-terra-acqua
Comitato No TrivelPaby Pabillonis
Comitato No alle trivelle del Montiferru
No al Progetto Eleonora Arborea
Gruppo di informazione indipendente “InBosa”
Sardegna Pulita Cagliari
Assotziu Consumadoris Sardigna Cagliari
Malerbe Alghero
Assòtziu Zirichiltaggia
Comitato Su Sentidu Decimomannu
Cìrculu Indipendentista “Hugo Chavez”
S'Idea Lìbera
Lipu Sardegna
AFeVA Sardegna
PS
Cagliari social Forum
Comintati No Radar Sardegna
Movimento per il Lavoro l'Ambiente i Diritti
Casteddu Antifascista Gruppo d'Intervento Giuridico
e tutti i Comitati e le Associazioni ambientaliste, antimilitariste che lottano in difesa della nostra terra.

Negli ultimi tempi, sono stati in parecchi coloro che hanno risollevato il problema dell'occupazione militare in Sardigna attraverso diverse battaglie: dalla lotta popolare e vincente contro i RADAR all'attenzione dedicata ai temi del riuso dei beni militari alla rinnovata battaglia contro i Poligoni. 

A tal proposito il Fronte Indipendentista Unidu aderisce con piacere alla manifestazione nazionale indetta a Capo Frasca per il 13 settembre prossimo, ma ritiene urgente la ripresa di un tavolo di dialogo unitario, condiviso e partecipato, che abbia come oggetto la mobilitazione popolare lanciata per il prossimo 23 settembre a Lanusei. 

In tale data avrà inizio il processo contro i generali del PISQ rinviati a giudizio per omissione dolosa e aggravata di cautele contro infortuni e disastri. Al di là della scarsa consistenza politica dei capi di imputazione e dell’esito che avrà il procedimento penale, si tratta certamente di un’occasione storica per infrangere il mito dell’intoccabilità dell’Esercito e della sua licenza a uccidere, inquinare, occupare nella nostra terra. 

Siamo convinti che gli indipendentisti, gli antimilitaristi, i pacifisti, i movimenti ambientalisti, tutti coloro che lottano per la salute fisica e mentale della nostra gente abbiano il dovere di sollecitare, particolarmente in questa occasione, una grande ondata di dissenso verso la presenza dell’Esercito in Sardigna e soprattutto verso i crimini contro la salute, contro l’ambiente e contro le comunità locali. 

Riteniamo che il 23 settembre possa essere una data simbolica di forte impatto sia umano che storico che politico. Proponiamo pertanto di organizzare insieme, in maniera assolutamente condivisa, democratica e paritetica, un grande evento capace di sollecitare l’opinione pubblica sarda ed internazionale e di rilanciare con forza la battaglia per la smilitarizzazione della nostra isola, per il riconoscimento dei gravissimi danni subiti dalla nostra gente e dal nostro territorio. Contemporaneamente chiediamo che quest'atto sia in forte opposizione al decreto legge del 25 giugno 2014, che equipara la tollerabilità delle aree militari a quelle industriali in materia di tollerabilità all’inquinamento, con gli effetti disastrosi che possiamo immaginare. 

Proponiamo pertanto un incontro operativo in modo da avere il tempo materiale di organizzare la mobilitazione. L'incontro è fissato per il 24 agosto, nella sede della Carovana Sarda della Pace, in via Ogliastra n° 43 a Cagliari, a partire dalle ore 17.00. 

Fronte Indipendentista Unidu



Adesione Manifestazione Nazionale Contr'a s'Ocupatzione Militare

L’Assòtziu Zirichiltaggia aderisce alla Manifestazione Nazionale Contra a s’Ocupatzione Militare indetta a Capo Frasca il 13 settembre. 
L’adesione a questa importante tappa del percorso di lotta e di emancipazione nazionale della Sardigna, attraverso il quale si promuove la smilitarizzazione dell’isola e la cultura della pace, è la conseguenza di anni di lotte intraprese dagli indipendentisti per affermare la naturale vocazione della nostra terra al dialogo, al confronto e allo scambio sociale e culturale fra i popoli del mediterraneo e tra il nord e il sud del mondo, in un’ottica politica che ribalti l’attuale ruolo di area di servizio della guerra riservataci dal colonialismo italiano.
Vogliamo affermare il nostro diritto ad un futuro di prosperità e di indipendenza nel quale solo i sardi possano decidere sull’utilizzo del proprio territorio e del proprio sviluppo socio-economico, liberi da qualsiasi condizionamento e imposizione dello stato italiano o di qualsiasi altra superpotenza che sfrutta oggi la nostra isola per scopi bellici divenuti ormai inaccettabili. Con una forte presa di posizione contro le esercitazioni israeliane intendiamo contrapporci agli interessi di uno stato che sfrutta la nostra nazione per fare affari d’oro dalle esercitazioni militari e dagli altissimi guadagni derivanti dagli affitti dei poligoni. Sarà l’occasione per vedere gli indipendentisti finalmente uniti in una manifestazione importante e determinante per la libertà e il futuro del nostro Paese, con la certezza che non venga mai più “utilizzato” per fini bellici ma che innalzi la bandiera dell’indipendenza, portavoce di uguaglianza, fratellanza fra i Popoli e libertà. 
Assòtziu politicu-culturale Zirichiltaggia
Tàtari, 17/08/2014

COMUNICATO PROMOTORI 
MANIFESTADA NATZIONALE CONDIVISA CONTRA A S'OCUPATZIONE MILITARE - CAPO FRASCA - 13 DE CAPIDANNI 

L'occupazione militare della Sardigna rappresenta un sopruso che dura da sessanta anni e che non siamo più disposti a tollerare. La nostra terra è ridotta a un campo di sperimentazione militare in cui diventa lecita qualsiasi soglia di inquinamento e viene testata qualsiasi tecnica di sterminio. Col passare del tempo lo Stato italiano intensifica il ritmo e il peso delle esercitazioni militari. L’occupazione militare rappresenta la negazione più evidente della nostra sovranità nazionale e impedisce uno sviluppo socio-economico indipendente del nostro popolo, condannano la Sardigna all'infamante ruolo di area di servizio della guerra. Vogliamo che la Sardigna diventi un'isola di pace e che il suo territorio sia assolutamente indisponibile per le esercitazioni di guerra, di qualunque esercito (compreso quello italiano) e sia interdetto a qualunque attività o presenza connesse con chi usa la guerra per aggredire altri popoli o per crimini contro i civili, colpendo ospedali, scuole, rifugi per sfollati e abitazioni civili. Chiediamo che la Sardigna sia immediatamente e per sempre interdetta all'aviazione militare israeliana. Invitiamo tutto il popolo sardo, le associazioni, i partiti e i comitati ad aderire e partecipare alla manifestazione indetta a Capo Frasca il prossimo 13 di settembre per pretendere a gran voce: 
» Il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari. 
» Chiusura di tutte le servitù, basi e poligoni militari con la bonifica e la riconversione delle aree interessate. 

Sardigna Natzione Indipendentzia, A Manca pro s'Indipendentzia, Comitato Sardo Gettiamo le Basi, Comitato Su Giassu, Comitato Civico Su Sentidu.  
Nugoro  05/08/2014

sabato 7 giugno 2014

10 anni di criminalizzazione delle lotte sociali per l’indipendenza della Nazione Sarda

Foto: Genova, G8 2001
La posizione dell’Assòtziu Zirichiltaggia, rispetto al processo imbastito dallo Stato italiano contro militanti della sinistra indipendentista e dell’antagonismo sardo a distanza di dieci anni dall’operazione Arcadia e dal teorema Piasanu, è che sia solo una farsa politica, l’epilogo di un processo di criminalizzazione delle lotte sociali dei primi anni duemila (tra cui la lotta alle cave, l’opposizione alle politiche neo-liberiste del G8 e il forte  risveglio culturale e politico a difesa della lingua sarda e dei diritti collettivi del nostro popolo) nonché un attacco frontale dello Stato nei confronti dell’indipendentismo sardo.

L’inconsistenza delle accuse e la natura politica del processo, dimostrati da anni di intercettazioni, pedinamenti, carcerazioni preventive e altrettante scarcerazioni e assoluzioni (in particolare la vicenda  dell’indipendentista Bruno Bellomonte, assolto dopo due anni di carcere preventivo per “insussistenza dei reati contestati”) che in questi anni hanno demolito ogni assurda accusa, dimostrano la sconfitta dello Stato sul piano oggettivo. Pensiamo che questo sia sufficiente a considerare del tutto assurdo anche il solo voler sprecare ulteriore denaro pubblico per celebrare quello che a tutti gli effetti si presenta come un processo farsa.

Foto: Occupazione della Cava di Muros (Manifesto 2002)
In quanto all’indipendentismo crediamo si sia persa l’ennesima occasione per tracciare senza esitazione un solco tra la persecuzione e la criminalizzazione delle lotte che riguardano tutti i sardi e uno Stato sempre più prepotente e contrapposto ai bisogni del nostro popolo e ad ogni sua ambizione di libertà e di indipendenza.

Assòtziu Zirichiltaggia 
Tàtari, 07/06/2014

 


martedì 13 maggio 2014

Insieme in marcia per la nostra terra

ADESIONE MANIFESTAZIONE
L’Assòtziu Zirichiltaggia aderisce alla manifestazione indetta dal Coordinamento Sardo Non Bruciamoci il Futuro-Comitati Sardi InRete in difesa della nostra terra contro la speculazione e l’inquinamento del territorio, per la salvaguardia dell’ambiente, della vita, del nostro futuro. 

INSIEME IN MARCIA PER LA NOSTRA TERRA 

Coordinamento Sardo Non Bruciamoci il Futuro-Comitati Sardi InRete 

1^ tappa: Sassari Venerdi' 16 maggio 2014 ore 17.30-19.30 

Da nord a sud dell'isola emerge una maggiore comprensione della fragilità dei luoghi della nostra vita, determinando un bisogno di comunità che diventa sempre più calorosa e responsabile. Per rivendicare il nostro diritto a decidere il futuro della nostra Terra, contro il degrado del nostro ambiente, lo sperpero delle nostre risorse, l'aggressione alla salute, ai territori e al lavoro.
Comitati e associazioni incontreranno cittadini e amministratori in una marcia simbolica che a partire da Sassari farà tappa nel Marghine e nel Medio Campidano e si concluderà a Cagliari, per chiedere che il Presidente della Regione si confronti con i cittadini su questi temi.
L'evento é aperto a tutti: associazioni, comitati, movimenti, singoli cittadini, amministratori, politici. Sono invitati a partecipare i candidati sindaci alle elezioni comunali del 25 maggio a Sassari.
Sede del WWF Casa Regina Margherita - P.zza S. Pietro in Silki Sassari 

Aderiscono:
Comitato Medio Campidano per i Beni Comuni
Comitato Terrasana Decimoputzu
Comitato Sa Nuxedda Free Vallermosa
No Galsi Cagliari
Comitato Non Bruciamoci Il Futuro Macomer
Movimento Rifiuti Zero Sardegna
Comitato S'Arrieddu Narbolia
Comitato Torre Grande
Comitato Fuori dalle Pale Villanovaforru
Comitato Cittadini Liberi Ottana
Comitato No Chimica Verde-No Inceneritore Sassari/PortoTorres
Arci Sardegn
Isde Sardegna
ABC Planargia Montiferru
Collettivo Carraxu
Comitato Non Bruciamoci Il Futuro Cagliari
Progetto Comune Villacidro
Comitato No Megacentrale Guspini
Comitato Terra che ci Appartiene Gonnosfanadiga
No Galsi Villacidro
Comitato Nurra Dentro-Riprendiamoci l’Agro
Associazione Culturale Athenaeum2000 Decimomannu
Eutopia Turritana
Comitato Ambiente e Territorio Samatzai
Cittadini per Decimomannu
Associazione ”Nuoro – Atene Sarda”
Comitato NO Amianto Cagliari
Wwf Sassari
Csoa Pangea Porto Torres
Carlofortini Preoccupati
Comitato Basso Campidano-aria-terra-acqua
No TrivelPaby – Pabillonis
No al Progetto Eleonora-Arborea
Presidio Piazzale Trento-Cagliari
Sardegna Pulita-Cagliari
Assotziu Consumadoris Sardigna-Cagliari° Malerbe-Alghero
Assòtziu Zirichiltaggia
InBosa 

Info: NO Chimica verde-NO Inceneritore (pagina facebook)
Dettagli manifestazione: https://www.facebook.com/events/558165560964706/


lunedì 24 marzo 2014

Tesi programmatica (Deliberazioni 2° assemblea nazionale)

Tesi programmatica 
(Deliberazioni 2° assemblea nazionale)

L’attuale situazione politica
Il movimento indipendentista sta crescendo, le battaglie portate avanti in quest’ultimo decennio hanno fatto emergere nella società sarda una rinnovata voglia di riscatto e di opposizione a un’idea di Sardegna oggetto di sfruttamento energetico e militare, immensa servitù o bacino elettorale ad uso e consumo dei partiti italiani asserviti agli interessi d’oltremare. Tuttavia il movimento indipendentista non è riuscito ad interpretare la voglia di riscatto e di cambiamento popolare, presentandosi alle ultime elezioni agli occhi dei sardi in formazioni fra loro disunite e contrapposte ed evidentemente non capaci di rappresentare un’alternativa credibile al sistema politico centralista. Risulta essere questo il principale limite che l’indipendentismo deve superare. La scarsa volontà di dialogo, i personalismi esasperati e una competizione sterile per l’egemonia hanno infatti fin’ora reso di difficile attuazione qualsiasi percorso unitario ed allontanano entusiasmi e risorse preziose dalle stesse organizzazioni indipendentiste.
Tuttavia il quadro politico che viene fuori dalle scorse elezioni regionali offre uno scenario nel quale sono presenti due formazioni alternative ai partiti unionisti, Sardegna Possibile (con forte trazione indipendentista) e Fronte Indipendentista Unidu che hanno raccolto rispettivamente quasi 76.000 e 8000 voti, a riconferma della presenza in Sardegna di una solida base sulla quale costruire un futuro progetto di governo in grado di scalzare i soggetti centralisti. Tenuto inoltre presente dei tantissimi indipendentisti che non sentendosi rappresentati e considerando andata in fumo l’occasione storica di presentare una lista unitaria, non sono andati a votare e quelli che, la loro preferenza, l’hanno data alla lista Zona Franca o ad uno dei movimenti o partiti che, pur avendo genesi in Sardegna e richiamandosi in qualche modo all’indipendentismo, hanno corso all’interno degli schieramenti italiani o, ancora, alla lista del camaleontico Mauro Pili. 

Un nuovo impulso politico per una strategia unitaria
Superare il limiti dovuti alla frammentazione del movimento indipendentista resta la sola cosa da fare in vista del duro lavoro che ci attende sui territori e della necessità di influire significativamente sul dibattito politico sardo attraverso le nostre tematiche e le nostre lotte. Si avverte chiaramente la necessità in ambito indipendentista di dare vita ad un confronto post-elettorale pubblico e inclusivo, quale nuova fase costituente di un percorso unitario. Per questo crediamo sia necessario avviare oggi e non a pochi mesi dalle prossime consultazioni regionali, un percorso di dialogo che non può che attuarsi se non con la convocazione degli stati generali dell’indipendentismo, ossia di una assemblea generale capace di dare nuovo impulso alla lotta per l’indipendenza rendendo tutti, indipendentisti organizzati o no, protagonisti del processo di riunificazione strategica del movimento nazionale sardo.

Non ci sono più alibi o scuse per sottovalutare l’importanza di un percorso di questo tipo specialmente in virtù di un esito elettorale che ha inesorabilmente fatto emergere i limiti di un frazionismo sterile e controproducente.

Sardigna Indipendèntzia 2.0

Le basi per un Movimento di Unione Nazionale 
Oggi più che mai è necessario riflettere sul percorso compiuto dall’indipendentismo nell’ultimo decennio; un indipendentismo che si è contraddistinto per aver spinto la società sarda a reagire davanti allo sfruttamento indiscriminato del nostro territorio, trasformato in discarica, depredato delle sue risorse e reso povero da politiche economiche di sottosviluppo e di omologazione culturale sempre più pressanti e presenti nel nostro tessuto sociale. Una riflessione che ci porta inevitabilmente a considerare che pochi sono stati i traguardi raggiunti sul piano elettorale nonostante le tematiche indipendentiste abbiano fatto breccia tra molti sardi e soprattutto tra le nuove generazioni, che non considerano più l’indipendentismo un sogno romantico o velleitario ma un progetto politico per cui battersi e attraverso cui creare le condizioni di una vita migliore. Un progetto politico che sia espressione delle aspettative della nostra gente e che sappia disegnare i contorni di un futuro ordinamento istituzionale sulla base del quale si vuole costruire l’indipendenza della Nazione Sarda.

È su queste consapevolezze che dobbiamo avere il coraggio di promuovere nell’ambito di un ampio dibattito pubblico le basi per una nuova fase costituente dell’indipendentismo, che sia capace di dar vita ad un movimento di “unione nazionale”, plurale, democratico e costituito su base federale, in modo tale da consentire alle attuali organizzazioni di mantenere la propria autonomia elaborativa e organizzativa sui territori ma in sintonia con una politica nazionale omogenea e in grado di influire sull’esito di ogni futura consultazione elettorale. Un movimento che sappia raccogliere l’enorme patrimonio politico accumulato in anni di lotta da un mondo indipendentista oggi frammentato in mille rivoli ed evidentemente incapace di incidere compiutamente sulla vita politica dell’Isola. Un movimento che sia capace di assumere una veste propositiva per dare risposte concrete e credibili alle problematiche sociali ed economiche della nostra terra, attraverso il suo radicamento nel tessuto sociale sardo, l’elaborazione politica e la lotta popolare, democratica e non violenta; contribuendo quindi alla costruzione di una vera all’alternativa politica indipendentista ai blocchi unionisti.

Riteniamo che questa sia l’unica prospettiva sulla quale valga la pena lavorare ed è ciò per cui intendiamo adoperarci in futuro.

Non stiamo chiedendo in questa fase di sciogliere le organizzazioni esistenti e di formarne una nuova. Stiamo chiedendo di avviare un dibattito pubblico ampio e inclusivo nel quale dar vita ad un vero e proprio spazio di confronto, di elaborazione e di lotta comune e condiviso.

Sardigna Indipendèntzia 2.0 è lo slogan con il quale abbiamo voluto presentare questa proposta, dando un segnale di avvio di una nuova fase di organizzazione e sviluppo del movimento indipendentista sardo, una fase che sappia coinvolgere compiutamente individui, gruppi, associazioni, circoli, comitati ecc. sulla base della condivisione dei valori e dei principi che da sempre contraddistinguono le nostre lotte.

Una proposta:  
Una lista elettorale per il comune di Sassari 
Tra i terreni di confronto che possono contribuire ad un radicamento dell’indipendentismo sul territorio e che meglio si prestano ad una azione unitaria, vi è quello dei rinnovi delle amministrazioni comunali. L’elezione della nuova giunta elettorale di Sassari, la seconda città della Sardegna,  è fissata per il 25 maggio, in concomitanza con il rinnovo del parlamento europeo.

Riteniamo sia doveroso da parte degli indipendentisti prendere parte a questa consultazione elettorale e ci rendiamo disponibili a sostenere e a partecipare all’elaborazione di una proposta che ponga come imprescindibile ai processi di democratizzazione e di ricomposizione strategica dell’indipendentismo quello di una scelta del candidato sindaco attraverso elezioni primarie, unico mezzo in grado di rendere la base partecipe alla costruzione di una alternativa credibile ai partiti italiani.

Nonostante i tempi ristretti nei quali ci troviamo ad avanzare tale ipotesi di lavoro, siamo persuasi dal ritenere possibile la sua attuazione in virtù del fatto che ad oggi non è stata ancora definita alcuna proposta elettorale da parte di nessuna organizzazione indipendentista e ritenendo più che sufficienti i due mesi che ci separano dal voto per procedere in una scelta condivisa e collegiale del candidato sindaco.  

Conclusioni:
Un possibile percorso 
Il presente documento vuole dare l’impulso per l’apertura di un confronto inedito fra indipendentisti e tracciare in senso compiuto una strada di lavoro per tutti coloro che hanno aderito all’Associazione Zirichiltaggia o che vorrebbero farlo in prospettiva di quanto realizzato nel corso degli anni e di ciò che intendiamo realizzare e proporre in futuro.
In tal senso ci adopereremo per l’attuazione di tre punti:
1) La nascita di uno spazio di dibattito indipendentista;
2) L’avvio di una fase di confronto con le organizzazioni indipendentiste sensibili alle nostre tematiche.
3) La conseguente ridefinizione del ruolo politico-culturale dell’Associazione Zirichiltaggia.

Deliberazione 2° Asssemblea Nazionale
Assòtziu politicu-culturale Zirichiltaggia 
Tàtari, 23/03/2014
 


CAMPAGNA DI ADESIONE ANNO 2014

Foto. Cagliari, manifestazione Contr'a su Nucleare 26.03.11
Assòtziu politicu-culturale Zirichiltaggia 
CAMPAGNA DI ADESIONE ANNO 2014

Premessa: 
L’Associazione Zirichiltaggia è un collettivo politico-culturale nato a Sassari nel 2009 nell’ambito della lotta contro il nucleare in Sardigna. Sono stati temi come l’ambiente insieme al concetto di sovranità fondamentale per il nostro territorio i punti cardine in cui si è svolta la nostra attività.

L’Ass.ne Zirichiltaggia, data la sua collocazione nell’ambiente indipendentista, si è mossa a sostegno delle iniziative volte al perseguimento dell’unità degli indipendentisti, partecipando alla composizione di uno spazio di dibattito e di confronto pubblico e finalizzato alla convocazione dell’AGI (l’Assemblea Generale Indipendentista). 

Dopo 4 anni e mezzo abbiamo deciso di raccogliere le esperienze maturate nell’ambito della politica, delle manifestazioni e delle altre iniziative popolari alle quali abbiamo partecipato, aprendo una fase di discussione interna finalizzata al rilancio di alcune tematiche a noi care come il tema dell’unità indipendentista e lo sviluppo di reti territoriali di lavoro.

L’Associazione Zirichiltaggia non è un partito politico e non intende diventarlo in futuro. Il nostro obiettivo è creare uno spazio di confronto e dibattito condiviso. L’adesione alla nostra associazione non comporta la sottoscrizione di tessere ma la partecipazione ad un processo di unificazione indipendentista nel rispetto del pluralismo, della democrazia e del confronto paritario con tutte le componenti del movimento nazionale sardo.

Adesione: 
Possono dare la loro adesione all’Associazione Zirichiltaggia tutti coloro che, indipendentemente dalla nazionalità, né condividono i principi, che siano maggiorenni e che non facciano parte di partiti politici, movimenti o associazioni le cui finalità e attività sono in contrasto con il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Per aderire basta compilare e inviare il modulo sottostante:









martedì 11 marzo 2014

“Oil Dogs”: le incontenibili lobby del petrolio

Le incontentabili lobby del petrolio sono pronte a setacciare come possenti “unità cinofile” un’area rettangolare di 21 mila km2 nel mare di Sardegna con l’intento di ricercare e quindi fiutare possibili idrocarburi nel sottosuolo marino. E’ questa l’ennesima e obsoleta frontiera degli “Oil Dogs”. L’area di prospezione si estende dall’Asinara sino alla costa dell’Oristanese coinvolgendo anche il tratto di mare delle isole Baleari. La zona di interesse è già da tempo entrata nell’orbita delle fameliche compagnie petrolifere che guardano al Mar Mediterraneo come un vero e proprio Eldorado. Eppure non serve l’occhio vigile di un critico d’arte per rendersi conto di quante piattaforme già stazionano come quadri d’autore nella sempre più desolata tela marina. E quello che prima era considerato un mare salubre, è oggi diventato un vero e proprio bacino dei veleni: di fatto transitano via nave oltre 350 milioni di tonnellate annue di idrocarburi; circa un 10% di petrolio deborda durante l’azione di trivellazione e un altro 3% proviene da incendi o peggio ancora da collisioni navali. Se poi consideriamo che il bacino del Mar Mediterraneo rappresenta lo 0,7% della superficie marina mondiale e che ha un tempo di rinnovamento della sua massa d’acqua superficiale di circa 80 anni, non è poi così difficile rendersi conto perché sia diventato nel tempo il mare con il più alto tasso d’inquinamento da petrolio, ma questo non sembra turbare i febbricitanti cercatori di oro nero che invece rilanciano le loro richieste di prospezione e di ricerca con la complicità di una classe politica completamente disinteressata alla salvaguardia ambientale, continuando così ad alterare un ecosistema già abbondantemente compromesso in nome di una mentalità speculativa senza limite. Tutto questo avviene oltretutto senza che si tenga minimamente conto del reale fabbisogno economico delle popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo, alle quali non sarà arrecato alcun reale vantaggio economico e che dovranno invece subire nel lungo periodo un danno enorme in termini ambientali.

Non vi è alcuna certezza sulla quantità di idrocarburi presenti nei potenziali giacimenti nei fondali del Mediterraneo ma anche se vi fosse riteniamo che la scelta di effettuare tale ricerca dovrebbe ricadere sulle popolazioni che invece non vengono mai coinvolte dalle decisioni prese dallo stato italiano a favore evidentemente degli interessi delle multinazionali energetiche interessate.

Contrari ad ogni ipotesi di indagine esplorativa a largo delle coste sarde, sollecitiamo una fattiva convergenza d’intenti da parte di tutte le organizzazioni indipendentiste e i comitati ambientalisti sensibili alla tematica, verso un solido fronte di dissenso nei confronti dell’ennesimo scempio a danni delle nostre più preziose ricchezze naturalistiche.

Nessuno può imporre alla Sardigna forme di sfruttamento energetico lontani dal buon senso e dagli interessi collettivi del nostro popolo, specialmente dopo lo scempio ambientale creato da una selvaggia industrializzazione e modelli di sviluppo rivelatosi dannosi e fallimentari.  Auspichiamo pertanto una presa di posizione netta della RAS contro l’assalto delle compagnie energetiche sui nostri mari poiché è ormai chiaro che perseguire questi progetti significa distruggere l’identità e il futuro economico della Sardegna.

Associazione Zirichiltaggia

Approfondimenti:
È risaputo che un eventuale nuovo sistema di perforazione offshore - che poi andrebbe ad aggiungersi alla già invasiva costellazione di piattaforme fisse o mobili - comporta inevitabilmente smottamenti e tumulti del fondale marino finendo per recare danni agli organismi bentonici e non solo. La letteratura scientifica d’altra parte ha evidenziato come la prospezione geofisica con sistema di tipo – airgun o watergun – sia in grado di provocare danni relativi al sistema uditivo, alla linea laterale, alla vescica natatoria e determinare anche alterazioni sulla biologia comportamentale, sullo sviluppo embriologico e sulla fitness di pesci e mammiferi marini. Ma che cos’è la tecnica airgun? Consiste nel rilasciare aria compressa la cui energia è convertita poi in onde meccaniche che diffondono in modo continuo nel fluido ad una data velocità, raggiungendo una scala logaritmica di 210 decibel, ovvero un miliardo di volte più intenso di un concerto rock. Ma in un fondale marino il grado di tollerabilità non supera i 180 decibel come ha spiegato il fisico Maria Rita D'Orsognae, (docente universitario della CSUN Math Department di Los Angeles) e pertanto ogni sparo è da considerarsi estremamente pericoloso in quanto non solo può interferire nell’orientamento delle specie marine, basti pensare alle balene, ma d’altra parte può risultare potenzialmente letale per le diverse popolazioni che prendono parte alla comunità marina. A questa si aggiunge l’illuminante ricerca condotta dall’ISPRA - Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – che spiega come: “il crescente livello di acidificazione dei mari, dovuto alle maggiori quantità di CO2 nell’acqua provoca un aumento dell’inquinamento acustico sottomarino, poiché ad una crescita del grado di acidità corrisponde una riduzione della capacità dell’acqua di assorbire ed attenuare le frequenze acustiche”. 

Tutto questo non solo finisce per alterare il delicato ecosistema marino, ma determina ancora una volta un incremento del grado di vulnerabilità di tutti quei punti caldi - hot spot - di biodiversità presenti all’interno del Mediteranno e che fanno di questo uno dei più importanti ecosistemi al mondo. Inoltre un impianto di perforazione sia di terra che di mare rientra tra le attività antropiche che contribuiscono all’alterazione del normale ciclo del carbonio, e questo si aggiunge ai cambiamenti di salinità e di acidificazione che i nostri oceani stanno registrando negli ultimi cinquant’anni, finendo per alterare persino il ciclo dell’acqua, uno dei più fondamentali cicli dal quale dipendono tutti gli altri. È bene perciò comprendere quanto la somma di queste possa gravare pesantemente anche  e soprattutto sul riscaldamento globale del pianeta e non solo sulla disponibilità di nutrienti all’interno di un ecosistema.

Al giorno d’oggi stiamo assistendo ad un rapido decadimento dei biosistemi non più capaci di produrre rispetto alla capacità di carico e l’intervento dell’uomo è il principale responsabile di questo repentino deficit ecologico. La vita produttiva di un pozzo poi è destinata ad esaurirsi in breve tempo e ciò comporta la necessità di effettuare seconde trivellazioni altrove per mantenere la produzione stabile. Per non parlare poi degli esorbitanti costi esponenziali di gestione e manutenzione che gli impianti di perforazione richiedono. Si entra così in un circolo vizioso senza fine, che per certi aspetti ricorda molto la controversa vicenda delle centrali nucleari.
L’azione di perforazione del suolo marino necessita poi l’utilizzo di speciali fluidi o fanghi, tra questi si annoverano: fanghi di natura sintetica (Synthetic Drilling Muds); fanghi a base di acqua (Water Drilling Muds) e fanghi a base di oli minerali (Oil Drilling Muds). In generale i fanghi agevolano da una parte la foratura del fondale, raffreddando e lubrificando lo scalpello e dall’altra consentono la risalita e la rimozione in superficie di detriti generatesi dalla frantumazione della roccia durante l’attività di scavo. Salvo poi scoprire che questi fanghi che sono difficili da smaltire se non a costi proibitivi, sono anche altamente tossici in quanto contengono elementi come: cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame, e che per effetto cumulativo finiscono inevitabilmente per contaminare la catena alimentare. Persino i fluidi perforanti a base di acqua non sono come spesso ci vogliono far credere biodegradabili, la loro composizione presenta argille bentoniche, solfato di bario, ematite, carbonato di calcio e secondo l’EPA - Enviromental Protection Agency degli Stati Uniti d’America – si possono riscontrare anche tracce di metalli pesanti. Di fatto un secondo studio condotto dall’ente costiero governativo statunitense - National Research Council - ha dimostrato come almeno settanta miscele diverse di fluidi perforanti a base di acqua abbiano avuto effetti tossici su oltre un centinaio di specie marine. Se poi consideriamo i dati dell'OMS è possibile desumere come l'inquinamento sia la prima causa di morte nel pianeta. Ecco che, cambiare il modello energetico è diventata una necessità, una nuova frontiera da perseguire, anche perché abbiamo da sempre considerato l’ambiente come un pozzo senza fine in grado di contenere risorse illimitate, e supportare qualsiasi nostra attività maldestra, ma solo dopo che siamo stati risucchiati e abbiamo toccato il fondo ci siamo resi conto che per salvaguardare l’ambiente c’è in realtà bisogno di una chiara e forte pianificazione sociale che coinvolga tutti a discapito di un decentramento dei poteri.

Serve quindi costruire istituzioni popolari alternative che trasferiscano il controllo delle decisioni sugli investimenti nelle mani della collettività. Ad oggi il “principale architetto” della politica economica non è la popolazione ed è proprio questa l’assenza che impedisce di agire nell’immediato per la tutela del pianeta. La Sardegna da questo punto di vista ha davanti a se una grande sfida, ma questa occorre che venga raccolta e perseguita nell’interesse dei sardi da una nuova classe dirigente, attenta alle questioni ambientali e capace di valorizzare le nostre risorse naturali affinché costituiscano il volano dell’intera economia della Sardegna, e crediamo davvero che questa sia la sola strada percorribile.   

Assòtziu Zirichiltaggia
Nugòro, 09/03/2014
Edoardo Cossu



sabato 8 marzo 2014

Sardegna, un letto di veleni: "Destinazione Italia"

La morale all’inverso cui siamo abituati da decenni quando constatiamo quali decisioni vengono prese dallo Stato Italiano a danno della Sardegna e della salute del nostro popolo ci indigna fortemente non solo per l’apparente illogicità che anima certe scelte ma anche per le conseguenze che queste produrranno nel tempo.

Ci sono infatti specifiche norme, come quella contenuta al punto quattro nel decreto “Destinazione Italia”, che non lasciano dubbi riguardo l’intento. Il decreto prevede che “Se i fatti che hanno causato l’inquinamento sono antecedenti al 30 aprile 2007”, viene meno l’obbligo del risanamento ambientale. Nettamente in contrasto al diritto comunitario che afferma invece il principio secondo il quale “chi inquina paga”.

Una norma che prevede di fatto una sanatoria per le grandi aziende multinazionali che hanno seminato veleni negli ultimi cinquant’anni. In sintesi, non ci sarà nessun risarcimento per siti altamente inquinati come Sarroch, Porto Torres, Portovesme, Ottana e i poligoni militari. Ma non è tutto. A questi grandi gruppi viene addirittura riconosciuta la possibilità di ricevere dei finanziamenti a patto che s’impegnino a reindustrializzare le aree avvelenate, presentando un progetto di rilancio, gli inquinatori beneficeranno infatti di un credito d’imposta di 70 milioni di euro.

A pagare saranno come al solito i sardi che si troveranno anche a sostenere i nuovi investimenti delle grandi aziende, in virtù di logiche di sfruttamento ambientale indiscriminato e di chiaro stampo coloniale che hanno già abbondantemente compromesso la sorte del nostro territorio e della nostra gente in cambio dell’illusione di un posto di lavoro. Il futuro che abbiamo davanti ha il sapore di nuovi veleni, come quelli che verranno sparsi dalla mega centrale a biomasse che l’Eni vuole realizzare a Porto Torres con la complicità della classe politica locale, prona ad accettare passivamente qualsiasi decisione venga imposta alla nostra terra.

In particolare la vicenda di Porto Torres, che ha visto il proscioglimento dei dirigenti dell’Eni accusati di disastro ambientale, rivela come una azione combinata della magistratura e della politica italiana permetta a chi inquina e avvelena il territorio di non andare incontro ad alcuna conseguenza consistente, né sul piano economico né su quello penale.

Le indagini erano partite nel 2003, quando una forte mobilitazione di indipendentisti aveva portato alla luce lo stato di inquinamento della collina di Minciaredda. Le indagini avviate avevano accertato che la responsabilità di tale avvelenamento era da attribuire all’Eni, la quale aveva inoltre scaricato nella rete fognaria dell’impianto diverse sostanze tossiche come cadmio, mercurio, policlorobifenile, benzene, rame, zinco e cianuri la cui presenza è stata poi riscontata nelle acque del golfo di Porto Torres.

Nonostante la certezza dei responsabili, le lungaggini della giustizia italiana e i repentini cambi di stato d’accusa (da disastro doloso a colposo) hanno evitato che il processo potesse arrivare in tribunale. Non c’è quindi, per lo Stato italiano e le sue leggi, nessun responsabile, grazie all’intervenuta prescrizione. E intanto il golfo di Porto Torres resta un letto di veleni.

Sarà dunque compito degli indipendentisti tenere alto il livello di attenzione sulle tematiche ambientali e impedire che nuovi piani di depauperamento delle nostre risorse procurino l’ennesimo scempio del territorio. Prospettando una totale inversione di rotta rispetto agli attuali progetti di sottosviluppo imposti dallo Stato italiano al nostro Paese e dando inizio ad una nuova stagione di lotte sociali per il risanamento ambientale, il risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni locali e la riconversione industriale verso modelli economici ecosostenibili. Rivolgiamo pertanto un appello a tutte le forze indipendentiste affinché esercitino una forte pressione sul nuovo governo della Sardegna, e la tutela del territorio venga posta al centro del dibattito politico.

Assòtziu Zirichiltaggia
Tàtari 07/03/2014

Foto di: Daniela Piras