di Daniela Piras
Mancano un paio di mesi all’appuntamento
elettorale che vedrà i cittadini di Tissi chiamati ad
esprimersi per rinnovare il consiglio comunale. A così breve
distanza non si assiste, però, ad un dibattito costruttivo sui progetti
da realizzare nei prossimi cinque anni.
Mettendo da parte elenchi sterili su ciò che
è stato fatto e su ciò che non è stato fatto dalle ultime giunte che si sono
susseguite alla guida del paese, quello di cui si avverte l’assenza è una
discussione sui temi, sulle idee e sulle proposte attraverso i quali ci si
dovrebbe rivolgere ai cittadini.
Il volto di Tissi, negli ultimi tempi, si è molto modificato, da paese di poco più di 1300 abitanti è diventato un centro che ha visto incrementare il numero dei residenti di oltre mille persone. Un fatto in controtendenza con quello che, purtroppo, vediamo accadere nei piccoli centri che hanno una maggiore distanza da Sassari, i quali assistono a un progressivo spopolamento.
Questo incremento di abitanti del paese, però, è quasi impercettibile. Interi
complessi residenziali sono abitati da persone che, trasferitesi principalmente
dalla città di Sassari, invogliati dai prezzi delle abitazioni più
accessibili, non frequentano minimamente il paese, limitandosi a
dormirci, fenomeno che sta progressivamente trasformando Tissi in una periferia
della città di Sassari. Il paese, parallelamente, appare svuotato e smorto:
le vie del centro sempre meno vissute, il senso di comunità
che va sparendo.
Considerando quindi il cambiamento avvenuto alla composizione della nostra
comunità, bisognerebbe far fronte a due questioni fondamentali: la prima
è rilevare che le esigenze del paese sono diverse da quelle del passato,
la seconda è domandarsi se gli amministratori degli ultimi anni siano
riusciti a conciliare i bisogni di tutti i cittadini (vecchi e nuovi)
e di gestire al meglio questa nuova situazione.
Partendo dal presupposto che la crescita demografica è comunque una risorsa
economica e che la vicinanza a Sassari è, di per sé, un punto di forza, ciò
che bisogna scongiurare è che Tissi diventi un quartiere dormitorio di
Sassari. Io sono convinta che questo non sia già avvenuto e che, se si
agisce in maniera drastica su alcune criticità, il peggio possa ancora
scongiurarsi.
I miei ricordi di Tissi, risalenti alla metà degli anni ’80, mi rimandano
l’immagine di un paese pieno di vita. Le domeniche mattina la gente
passeggiava al centro, andava a fare colazione nei bar che, in occasione della
giornata di festa, si rifornivano di cornetti e pasticcini. Dopo la messa di
metà mattina, giovani e meno giovani si sedevano nello storico
“muraglione” a ridosso del belvedere a chiacchierare. Le sere d’estate
le persone riempivano le vie del centro sino ad arrivare all’allora poco
illuminata fine di via Brigata Sassari, quella che portava all’uscita del paese
e alla zona che veniva chiamata “delle ville”, ovvero le prime singole
costruzioni al di fuori del centro.
Un altro ricordo appartiene al lunedì mattina e riguarda il bellissimo
mercatino che vedeva la presenza di bancarelle di ogni sorta, il
quale si estendeva dalla piazza Municipale fino alla parte alta della stessa
via. Può darsi si vendessero anche patacche, ma quello che lo rendeva
“bellissimo” era la presenza della gente, le chiacchiere, gli incontri, in
poche parole la socialità che ci stava dietro. Un altro bel ricordo è quello
che riguarda l’aria che respiravo quando, per qualche motivo, la mattina non mi
trovavo a scuola: via Roma era un viavai di persone, le attività
apparivano fiorenti, il negozio principale, quello di “Zia Angelica” era un
punto cruciale, si respirava un’aria di casa, oggi definirei quella sensazione
un “collante sociale”. Sicuramente la vita non era perfetta e facile nemmeno
allora, anche se la crisi economica era qualcosa di distante; era chiaro che
chi voleva fare qualcosa la faceva, chi voleva restare in paese lo faceva e, a
partire alla ricerca di qualcos’altro, erano per lo più ragazzi giovani che
volevano fare esperienze fuori dalla Sardegna, e si trattava di una scelta.
Le cose cambiano ovunque e questo è normale
però ancora oggi, come ieri, sappiamo che la forza di Tissi è sempre
stata quella di saper mantenere le peculiarità della piccola comunità,
unendole al vantaggio di avere la grande città a fianco, a uno schiocco di
chilometri; in questo è stata una vera opera rivoluzionaria la costruzione
della “strada nuova” e del ponte che ci ha permesso di accorciare in maniera
drastica il tempo di percorrenza della tratta Tissi-Sassari, rendendo la
vecchia strada che attraversava la frazione di Caniga, con le sue curve e il
suo passaggio a livello, in breve tempo, solo un ricordo.
Vorrei offrire, con queste poche righe, degli
spunti di riflessione che trovano sbocco in alcune proposte che mi piacerebbe
vedere fra quelle dei candidati al consiglio comunale del paese:
Partirei dalla rivitalizzazione del tessuto commerciale del centro con
l’introduzione di incentivi che favoriscano l’apertura di nuove
attività.
Ritengo essenziale che ci si preoccupi di rispettare i luoghi che
appartengono a tutti, e per rispetto intendo la salvaguardia e la
valorizzazione dello scopo per il quale sono nati, come ad esempio la sala del
museo etnografico inserita nel complesso dell’ex mattatoio. Allo stesso modo
sarebbe auspicabile assistere alla riqualificazione di locali che
hanno avuto un’importanza strategica nel passato e che oggi meriterebbero di
essere riutilizzati in un’ottica di affermazione culturale e di sviluppo socio
economico del paese.
Tra i monumenti da valorizzare non può essere escluso il lavatoio
storico, risalente al 1905, il quale si presta ad essere un luogo ideale in
cui organizzare eventi culturali di alto spessore qualitativo e dibattiti di
vario genere. I luoghi storici vivono e continuano ad esistere se
vengono messi al centro delle persone, e non relegati negli angoli.
Per quel che concerne la struttura urbanistica, penso sia essenziale per il
decoro del paese che le vecchie case, che oggi appaiono completamente
abbandonate, nelle vie parallele a via Roma (la via principale) vadano
risistemate o messe in vendita con bando pubblico a prezzi competitivi,
cercando di trovare le risorse affinché si proceda ad una reale
riqualificazione del tessuto urbano.
Considerando l’importanza del territorio sul quale è nato Tissi, credo sia
imprescindibile agire in modo tale da riconoscere il valore del suo
patrimonio archeologico e storico. L’ipogeo de “Sas Puntas”, uno dei più
importanti ipogei di Età Nuragica della Sardegna, è attualmente abbandonato,
nascosto da erbacce, al punto tale che, ancora oggi, molti cittadini di Tissi
ne ignorano l’esistenza. Il sito andrebbe pulito e reso facilmente accessibile. L’ideale sarebbe seguire gli esempi di quei comuni che, scegliendo di puntare
sul loro patrimonio storico, hanno costituito cooperative che si occupano di gestire
e curare i siti archeologici, dotandoli di percorsi storici, cartellonistica e
guide turistiche. Questo rappresenterebbe un’importante opportunità di lavoro,
in una prospettiva di sviluppo economico legata all’archeologia, alla storia e
alle identità del paese che, di fatto, è un piccolo museo a cielo aperto grazie
anche alla presenza delle due chiese di età medievale, la Chiesa di Santa
Anastasia e quella di Santa Vittoria, le quali risalgono al XII secolo. Grazie
a questi monumenti, in passato, Tissi è stato scelto dal grande regista Mario
Monicelli che, nel 1954, ha deciso di ambientare in paese il suo film
“Proibito”, tratto dal romanzo “La Madre” di Grazia Deledda, che vantava nel
cast la presenza di attori del calibro di Amedeo Nazzari, Lea Massari, Henry
Vilbert, Paolo Ferrara e Mel Ferrer. Le due chiese dovrebbero essere
accessibili e visitabili, e bisognerebbe riuscire a sfruttare anche i punti che
si prestano per realizzare riprese fotografiche e pittoriche.
Tornando al presente, se non si può certo negare che negli ultimi anni Tissi si
sia distinto dal punto di vista culturale, è pur vero che non si può non notare
la mancanza di una adeguata programmazione. Ad esempio, abbiamo una
efficiente biblioteca, che andrebbe sicuramente messa nelle condizioni di
disporre di maggiori risorse. Credo che in paese manchi una visione di insieme della cultura che partendo
dalle sagre, passando per la promozione di eventi culturali,
arrivi a rilanciare le iniziative della Proloco (al momento
inattiva) in coordinamento con le altre associazioni presenti, come quella
della consulta giovanile. Il tutto finalizzato alla realizzazione
di idee che aiutino a riscoprire i nostri costumi e a valorizzare le nostre
peculiarità.
Il fatto che Tissi non sia un quartiere dormitorio di Sassari è evidente anche
da piccole constatazioni, per esempio vedere dei giovani giocare a “sa
murra” nelle piazze o parlare in sardo non è così raro. A questi ragazzi si
dovrebbero offrire dei punti di riferimento che gli permettano di acquisire
maggiore consapevolezza della propria identità. A tal fine ritengo
essenziale ripristinare lo sportello linguistico, attivo nel 2008,
la cui esperienza è finita troppo presto nel dimenticatoio. Il nostro
paese non è estraneo a quello che è il grande dibattito sulla lingua sarda. Di pari passo si dovrebbe cercare di promuovere i nostri artisti, i
nostri poeti, i nostri pittori, in un’ottica di rilancio economico del
paese, perché la cultura va a braccetto con la ricchezza, non solo
intellettuale.
In virtù di quanto esposto, credo che Tissi possa ambire ad affermarsi
come uno dei paesi guida del sistema Coros Figulinas, pianificando lo sviluppo
del territorio insieme a paesi che distano pochi chilometri fra loro.
In conclusione, in un paese di 2300 abitanti, bisognerebbe cercare di rendere
tutti partecipi di una idea di comunità affinché il paese venga
vissuto in pieno e sentito come “proprio”. La programmazione dei prossimi
cinque anni dovrebbe essere costruita sui reali bisogni della popolazione,
ascoltando con attenzione quelli che sono i problemi dei suoi abitanti.
L’auspicio, per me che ho deciso di guardare
queste elezioni dall’esterno e di provare comunque a dare un mio contributo
attraverso queste poche righe, è quello di non assistere ad una campagna elettorale
che abbia come tema la capacità dei candidati di riuscire a racimolare voti o
di avere come unica motivazione quella di portare avanti una protesta fine a se
stessa, senza aver ben chiaro un progetto alternativo.
La raccolta di questi suggerimenti implica, in automatico, non di fare un
copia e incolla tra le pagine di un programma elettorale, ma che si riesca a
dar vita ad un confronto in un dibattito da mettere in piedi con i cittadini,
cosa imprescindibile anche in campagna elettorale. Tutti dovrebbero avere la possibilità di esprimere, durante un confronto, qual
è la loro idea di paese, perché le idee non devono avere paura di essere
espresse. Le idee non costituiscono che un punto di partenza, e hanno senso
solo se accompagnate dalla capacità di realizzarle.
Tissi, 3 aprile 2017