La morale
all’inverso cui siamo abituati da decenni quando constatiamo quali decisioni
vengono prese dallo Stato Italiano a danno della Sardegna e della salute del
nostro popolo ci indigna fortemente non solo per l’apparente illogicità che
anima certe scelte ma anche per le conseguenze che queste produrranno nel
tempo.
Ci sono
infatti specifiche norme, come quella contenuta al punto quattro nel decreto
“Destinazione Italia”, che non lasciano dubbi riguardo l’intento. Il decreto
prevede che “Se i fatti che hanno causato l’inquinamento sono antecedenti al 30
aprile 2007”, viene meno l’obbligo del risanamento ambientale. Nettamente
in contrasto al diritto comunitario che afferma invece il principio secondo il
quale “chi inquina paga”.
Una norma che
prevede di fatto una sanatoria per le grandi aziende multinazionali che hanno
seminato veleni negli ultimi cinquant’anni. In sintesi, non ci sarà nessun
risarcimento per siti altamente inquinati come Sarroch, Porto Torres,
Portovesme, Ottana e i poligoni
militari. Ma non è tutto. A questi grandi gruppi viene addirittura riconosciuta
la possibilità di ricevere dei finanziamenti a patto che s’impegnino a
reindustrializzare le aree avvelenate, presentando un progetto di rilancio, gli
inquinatori beneficeranno infatti di un credito d’imposta di 70 milioni di
euro.
A pagare saranno come al solito i sardi che
si troveranno anche a sostenere i nuovi investimenti delle grandi aziende, in
virtù di logiche di sfruttamento ambientale indiscriminato e di chiaro stampo
coloniale che hanno già abbondantemente compromesso la sorte del nostro
territorio e della nostra gente in cambio dell’illusione di un posto di lavoro.
Il futuro che abbiamo davanti ha il sapore di nuovi veleni, come quelli che
verranno sparsi dalla mega centrale a biomasse che l’Eni vuole realizzare a
Porto Torres con la complicità della classe politica locale, prona ad accettare
passivamente qualsiasi decisione venga imposta alla nostra terra.
In particolare la vicenda di Porto Torres,
che ha visto il proscioglimento dei dirigenti dell’Eni accusati di disastro
ambientale, rivela come una azione combinata della magistratura e della
politica italiana permetta a chi inquina e avvelena il territorio di non andare
incontro ad alcuna conseguenza consistente, né sul piano economico né su quello
penale.
Le indagini erano partite nel 2003, quando
una forte mobilitazione di indipendentisti aveva portato alla luce lo stato di
inquinamento della collina di Minciaredda. Le indagini avviate avevano
accertato che la responsabilità di tale avvelenamento era da attribuire
all’Eni, la quale aveva inoltre scaricato nella rete fognaria dell’impianto
diverse sostanze tossiche come cadmio, mercurio, policlorobifenile, benzene,
rame, zinco e cianuri la cui presenza è stata poi riscontata nelle acque del
golfo di Porto Torres.
Nonostante la certezza dei responsabili, le
lungaggini della giustizia italiana e i repentini cambi di stato d’accusa (da
disastro doloso a colposo) hanno evitato che il processo potesse arrivare in
tribunale. Non c’è quindi, per lo Stato italiano e le sue leggi, nessun
responsabile, grazie all’intervenuta prescrizione. E intanto il golfo di Porto
Torres resta un letto di veleni.
Sarà dunque compito degli indipendentisti
tenere alto il livello di attenzione sulle tematiche ambientali e impedire che
nuovi piani di depauperamento delle nostre risorse procurino l’ennesimo scempio
del territorio. Prospettando una totale inversione di rotta rispetto agli
attuali progetti di sottosviluppo imposti dallo Stato italiano al nostro Paese
e dando inizio ad una nuova stagione di lotte sociali per il risanamento ambientale,
il risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni locali e la riconversione
industriale verso modelli economici ecosostenibili. Rivolgiamo pertanto un
appello a tutte le forze indipendentiste affinché esercitino una forte
pressione sul nuovo governo della Sardegna, e la tutela del territorio venga
posta al centro del dibattito politico.
Assòtziu
Zirichiltaggia
Tàtari
07/03/2014
Foto di: Daniela Piras
Foto di: Daniela Piras