mercoledì 12 giugno 2013

Assemblea Popolare dei Lavoratori Sardi

Sabato 8 giugno si è svolta a Porto Torres un’assemblea popolare in cui si è dato sfogo al malessere che caratterizza questo stato di crisi economica ormai devastante in cui versa la nostra isola. Promotori e protagonisti dell’iniziativa i lavoratori arrivati da tutta la Sardegna in rappresentanza delle tante vertenze che negli ultimi anni hanno caratterizzato più o meno tutti i settori economico-produttivi.

Nel corso dell’assemblea, svoltasi nella città simbolo del nord Sardegna per quel che riguarda un modello di sviluppo industriale dimostratosi fallimentare, si sono susseguiti gli interventi dei lavoratori che hanno tracciato un quadro di una situazione che si può definire, senza esagerare, catastrofica: non solo non si riesce a recuperare i posti di lavoro persi sin’ora, ma quello che si prospetta all’orizzonte è tutt’altro che la fine della crisi.
Argentino Tellini, ex operaio della Vinyls - uno dei protagonista della protesta dell'Isola dei Cassintegrati dell'Asinara - e Cristiano Sabino, portavoce di a Manca pro s’Indipendentzia - intervenuto all’assemblea soprattutto nelle vesti di precario del mondo della scuola - hanno in particolar modo, più volte, posto l’attenzione sulla necessità di creare un coordinamento dei lavoratori al fine di poter proseguire questi incontri e definire quindi azioni di solidarietà e di lotta comuni, sfatando vecchie contrapposizioni del mondo del lavoro con divisioni profonde e contrasti tra operatori del settore industriale e operatori del comparto agro-pastoriale, così come quelle tra gli ambientalisti e chi cerca di difendere la dignità del proprio posto di lavoro. Più volte, nel corso dell’assemblea si è richiamata l’attenzione sulla necessità di costruire degli spazi di dialogo per rendere veramente protagonisti delle lotte i lavoratori, pur partendo da presupposti e idee diverse ma tutti con la consapevolezza che i problemi della Sardegna non possono che essere affrontati da tutte le realtà lavorative in maniera unitaria.

A Porto Torres hanno preso la parola i lavoratori della Vinyls, dell'E.On, del petrolchimico, della zona del Sulcis iglesiente - territorio che detiene il triste primato di provincia più povera d’Italia - i lavoratori dell’Alcoa e del Carbosulcis. Sono intervenuti anche i lavoratori dell’Auchan di Sassari, dell’ex zuccherificio di Villasor, i ferrovieri, i lavoratori del Banco di Sardegna e una rappresentanza del Movimento Pastori Sardi che ha ricordato la persecuzione dello stato italiano nei confronti dei pastori vittime dell’aggressione della polizia avvenuta tre anni fa al porto di Civitavecchia, quando il movimento decise di inviare una delegazione a Roma per proporre un accordo al ministero dell’agricoltura che avrebbe dovuto risolvere una vertenza rimasta invece inascoltata.
Ognuno ha portato la propria esperienza di lotta e le proprie preoccupazioni, senza dimenticare i tantissimi disoccupati, i cassaintegrati ed esodati sardi e le difficoltà vissute anche da una parte importante del tessuto economico dell’isola: quello rappresentato dalle partite iva.
Di grande impatto l’intervento del sindaco di Ottana, Gian Paolo Marras,  il quale ha posto l’accento sull’inutilità e i problemi che derivano dall’ostinazione a riproporre modelli di sviluppo industriale ormai superati, stimolando quindi l’interesse verso un dibattito che dovrebbe portare la Sardegna a costruire altre strade di sviluppo alternative a quelle passate, portando inevitabilmente l’attenzione su quanto sia d’importanza primaria dare avvio alle bonifiche dei territori inquinati per poter rendere possibile una loro riqualificazione economica ed ambientale.
Nel corso dell’incontro non sono mancate le accuse nei confronti di una politica affaristica, sempre più assente ed incline a conservare i suoi privilegi, a dimostrazione di quanto sia enorme lo scollamento con quelle che sono le reali esigenze della società sarda, ridotta allo stremo di fronte all’indifferenza di chi dovrebbe invece tutelarci e difendere le istanze delle categorie produttive in maggiore difficoltà.
Ciò che è emerso ancora una volta da questo incontro è che non esistono vertenze isolate di uno specifico settore lavorativo ma che esiste solo un'unica realtà disagiata che in Sardegna riflette in maniera evidente la contrapposizione di interessi tra lo Stato Italiano e la nostra Nazione: la Sardegna. Si tratta di riallacciare i rapporti di solidarietà tra tutte le categorie produttive dando avvio ad un processo di consapevolezza che i problemi del nostro Paese non si risolvono se non nell’ambito di una lotta comune dell’intera società sarda.

Ragionamento a parte merita infine l’appello di Bustianu Cumpostu, coordinatore di Sardigna Natzione Indipendentzia che a fronte della pesante situazione di crisi dell’isola, ha lanciato l’idea di riunire gli “stati generali dell’indipendentismo”. Proposta di sicuro interesse ma che arriva con circa due anni di ritardo rispetto a quello che è stato il dibattito sollevato attorno alla convergenza nazionale proposta da AmpI nel 2010 e alla stessa proposta di convocazione di una Assemblea Generale Indipendentista di cui anche noi ci siamo fatti portatori nel 2011. Infatti una proposta di questo tipo rischia oggi di rimanere lettera morta se si considera che non siamo troppo distanti dall’appuntamento elettorale del 2014 per il rinnovo del consiglio regionale e che già si starebbe delineando uno scenario in cui più organizzazioni indipendentiste parteciperebbero a queste elezioni ognuno per proprio conto, con le proprie strategie e i propri candidati. Di questi giorni è per esempio la notizia - seppur non confermata – di una possibile candidatura della scrittrice Michela Murgia per Progres-Progetu Repùblica o di una sempre più probabile “collaborazione” tra Irs e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Crediamo che se queste e altre voci venissero confermate si assisterebbe ad una riproposizione di logiche politiche superate dalle esigenze di offrire ai sardi un’alternativa credibile di sovranità e indipendenza, finendo invece per apparire irrimediabilmente divisi e inclini a percorrere strade diverse e contrapposte, alimentando ulteriormente l’immagine di un movimento indipendentista incapace di costruire la propria alternativa ai poli italianisti.
La proposta di convocazione degli stati generali dell’indipendentismo merita in ogni caso di esser sostenuta in previsione della creazione di un progetto a medio-lungo termine che non si esaurisca all’indomani delle elezioni e che non resti soltanto un appello elettoralistico del tutto privo di consistenza. La convocazione degli stati generali dell’indipendentismo, in forma inclusiva e assembleare, ossia aperta a tutte le anime del movimento, crediamo non possa essere procrastinata all’infinito se davvero l’indipendentismo vuole proporsi come la soluzione in grado di imprimere il cambiamento nella società sarda riuscendo ad interpretare e rispondere in modo reale alle aspettative del mondo del lavoro, emerse ancora una volta in modo chiaro ed urgente nell’assemblea di sabato scorso a Porto Torres.

Tàtari 11/06/2013
Assòtziu Zirichiltaggia