domenica 19 maggio 2013

Intervista ad Alessandro Loi, noto “Bob”, candidato alle elezioni dell’Ersu di Cagliari per SCIDA


Intervista ad Alessandro Loi, noto “Bob”, candidato alle elezioni dell’Ersu di Cagliari per SCIDA.

Oggi abbiamo sentito al telefono il candidato del comitato universitario Scida 2013 Alessandro Loi, noto “Bob”, che ringraziamo per la disponibilità e che speriamo di incontrare presto di persona e al quale facciamo i nostri migliori auguri per un buon esito delle elezioni.

Come nasce il gruppo universitario Scida?
Scida come gruppo universitario nasce da un precedente gruppo: “Scida-giovunus indipendentistas”, un’organizzazione che abbiamo creato per l’esigenza di colmare uno spazio all’interno della politica giovanile in generale e, nello specifico, anche di quella universitaria che l’indipendentismo fino ad ora non aveva ancora colmato, non aveva colmato appieno con una organizzazione del genere. Ritornando quindi al discorso principalmente universitario: Scida come comitato che si presenta anche a queste elezioni nasce dall’esigenza di colmare uno spazio che l’indipendentismo non aveva ancora preso e che noi giovani indipendentisti avevamo l’esigenza di prendere anche a livello politico.

Come si pone Scida rispetto agli altri movimenti studenteschi, ci saranno delle collaborazioni oppure manterrete una linea del tutto indipendente?
Bisogna capire su che piano si tratta di collaborare, se dovesse essere elettoralmente non ci sarà mai una alleanza, è naturale che gli studenti, per quanto ci riguarda e per quanto mi riguarda, debbano collaborare e chiedere con forza, con le proprie armi,  quello che gli spetta o quello che pensano sia meglio per loro. Da questo punto di vista, le battaglie per l’università sarda e per gli studenti sardi, vanno fatte con tutti gli studenti con tutte le loro sfaccettature.
Se c’è da andare a fare un sit-in sotto il palazzo della Regione, noi naturalmente ragioneremo sulla nostra linea, diremo che andremo da indipendentisti:  se è importante farlo, Scida non può non farlo, valuteremo di volta in volta ma non pensiamo di rinunciare aprioristicamente a nulla.

Avete rapporti con altri gruppi universitari indipendentisti e dei progetti in comune con loro?
Per quanto riguarda gli altri gruppi universitari indipendentisti: a Cagliari per esempio c’è un’associazione che si chiama “Pesa Universitade de Sardigna” che ha rapporti con Scida perché ci sono dei membri di Pesa all’interno di Scida. Anche io faccio parte di questa associazione che faceva attività culturali all’interno dell’università di Cagliari e naturalmente la collaborazione da questo punto di vista è scontata. A Sassari esiste “Su Majolu” che è sempre un assòtziu, una associazione che si occupa prettamente di lingua, prettamente di cultura e con cui siamo in contatto. È naturale che Scida avrà e ha già dei contatti e vuole portare avanti dei progetti con tutte le realtà indipendentiste giovanili.

Quali sono gli obiettivi che vi proponete di raggiungere all’interno dell’università?
All'interno dell’Università prima di tutto noi vogliamo portare le tematiche indipendentiste, vogliamo portare il punto di vista indipendentista, vogliamo far crescere ciò di cui parla sempre l’indipendentismo: la coscienza nazionale. Questo si deve per forza fare all'interno dell’Università. Vogliamo anche inserire all'interno dei programmi stessi e all'interno dell'offerta formativa universitaria le tematiche e le peculiarità sarde, la storia sarda, la lingua sarda e tutto ciò che concerne il nostro territorio.

Quindi per voi le lotte per l’insegnamento della lingua e della cultura sarda in ambito universitario sono prioritarie?
È una delle tante priorità e vi spiego perché: a nostro modo di vedere, ma penso che sia una posizione comune, per poter amministrare, per poter lavorare e anche per poter vivere il proprio territorio, il proprio Paese, quindi la Sardegna, la propria realtà, si deve per forza avere una conoscenza di quello che è stato della propria lingua, della propria cultura, della propria specificità, della propria realtà sotto tutti i punti di vista. Per questo noi pensiamo che siano tra le cose più importanti lo studio e l’insegnamento della cultura e della storia sarda. Per comprendere la realtà e poter agire sul futuro bisogna avere naturalmente conoscenze che vanno a fondo.

Pensate di portare la vostra esperienza al di fuori dell’Università di Cagliari e, in questo caso, come?
La nostra esperienza fuori dall’università di Cagliari è una cosa buona che in prospettiva si possa fare, però c'è da dire che a Sassari, Su Majolu, è una buona realtà perché mette insieme indipendentisti.
Della nostra esperienza, il punto che si potrebbe portare fuori dalla realtà dell’università di Cagliari è proprio il fatto di incominciare a fare anche politica universitaria e non solo attività culturali quindi anche candidarsi, per esempio, a delle elezioni.

Secondo voi quali sono i limiti dell’università italiana?
I limiti dell’università italiana in Sardegna sono quelli di cui parlavamo prima; in pratica non rispecchia né le esigenze né le peculiarità che abbiamo in Sardegna ma soprattutto l’università italiana ha un'offerta formativa davvero bassa, questo anche perché penso che l'intera offerta formativa italiana non sia di sicuro tra le migliori.
Per quanto riguarda l’ateneo di Cagliari c'è molto da lavorare. La scrittura di una legge in materia universitaria, organica da parte della Regione che ne ha le competenze e la potestà, di cui parliamo nel nostro programma, penso possa rimediare e ci possa porre, in prospettiva, nella situazione migliore per colmare il gap di qualità che abbiamo in questo momento nella università italiana in Sardegna.

Avete intenzione di muovervi anche al di fuori del contesto universitario e rivolgervi anche alle scuole medie superiori?
Da questo punto di vista siamo già abbastanza avviati perché Scida è già entrata in due licei di Cagliari, siamo stati invitati in questi due licei e abbiamo parlato di noi. Siamo forse i primi ad averlo fatto in questa maniera e siamo molto contenti. Io sono andato in prima persona a parlare con i ragazzi e sono stati degli incontri bellissimi che hanno accresciuto sia me che loro; incontri che mi hanno permesso, ci hanno permesso di capire qual è la situazione degli studenti delle superiori delle scuole sarde e loro hanno avuto la possibilità storica di conoscerci.

Pensate che attraverso il lavoro di Scida i giovani si possano avvicinare più facilmente all’indipendentismo?
Quello che noi auspichiamo è che attraverso di noi i giovani possano meglio avvicinarsi all’indipendentismo. Se sono i giovani a rapportarsi direttamente con giovani è molto più facile la comprensione ed è molto più facile anche, secondo noi, riuscire ad abbattere certi preconcetti, certi pregiudizi che purtroppo distanziano i giovani dall'indipendentismo.

Avete detto di essere un comitato studentesco formato da giovani provenienti da diverse organizzazioni indipendentiste; cosa ha permesso a voi di realizzare questa collaborazione e che cosa invece, secondo voi, non permette ai leader politici di trovare forme di convergenza reale su progetti comuni?
Scida è una organizzazione formata da diversi attivisti di diversi movimenti indipendentisti ma anche da ragazzi che non hanno tessera, noi siamo riusciti a trovare la nostra unione, siamo riusciti a metterci attorno a un tavolo perché abbiamo delle specifiche tematiche che vogliamo portare avanti: politiche giovanili, lavorative ed universitarie.
Secondo me non è vero che i leader non trovano forme di convergenza perché su certe cose si sono uniti. Certe battaglie sono state portate avanti come quella contro il nucleare e adesso quella contro il progetto Eleonora. Forse non sempre si mettono assieme però si sono messi insieme in alcune circostanze.

Hai ragione Alessandro nel dire che ci sono state occasioni in cui, come nella lotta contro il nucleare o contro il progetto Eleonora, ci si trova a combattere uniti ma quando si tratta di costruire un progetto politico a lungo termine per creare un blocco indipendentista alternativo a quello italianista, in termini elettorali, viene a mancare la continuità nel costruire qualcosa di concreto.
Anche da questo punto di vista si è cercato, in alcuni casi è stato fatto: non tutti c’erano. Io in questo momento potrei rispondere solo dal punto di vista di attivista di un determinato partito e questo non è quello che dovrebbe trasparire in un’intervista fatta a Scida quindi quello che ho detto era quello che era giusto dire. Purtroppo anche da quel punto di vista le dinamiche devono essere analizzate in maniera diversa.

È possibile che Scida in futuro possa trasformarsi in “movimento politico” o che comunque possa riuscire a dare l’input necessario all’indipendentismo per costruire un progetto politico unitario?
Scida non ti si trasformerà mai in un movimento o in un partito politico; Scida non parteciperà ad elezioni che non siano universitarie; Scida nasce per portare avanti l’indipendentismo, per farlo crescere e per far sì che l'indipendentismo trovi la strada giusta che porti all’indipendenza e alla creazione di una Repubblica indipendente. Noi stiamo condividendo le nostre esperienze, noi ci stiamo rapportando ai giovani, noi speriamo che soprattutto si riesca davvero a vincere una battaglia per un’Università Sarda; pensiamo che questo sia il vero input che possa regalare alla Sardegna una classe dirigente che sappia amministrarla e dal nostro punto di vista sicuramente, questa classe dirigente, sarà indipendentista e avrà quello in testa.

Passate le elezioni per il rinnovo del CdA dell’Ersu di Cagliari su cosa vi concentrerete per prima cosa?
Il Comitato Scida 2013 ha ancora degli eventi in programma che dovranno essere portati avanti. A breve abbiamo un evento sul bilinguismo e sulla Scuola e sull’Università Sarda in programma. Sarà il nostro prossimo evento che rientra nel progetto del bando al quale abbiamo partecipato come comitato studentesco Scida 2013 in quanto universitari.

Intervista a cura di Giovanni Fara e Daniela Piras
Tàtari 19/05/2013
Assòtziu Zirichiltaggia