Intervista a Istèvene Chessa
Su 28 de Abrile, sa die chi festègiat sos motos rivolutzionàrios chi in su 1794 ant giutu a s’istesiamentu de sos piemontesos dae sa Sardigna, cando sos sardos si sunt rebellados contra su visurè Balbiano, semus istados in Bunnànnaru in ocasione de sa de deghe editzione de su cuncorsu de poesia logudoresa “Giuseppe Raga”. Amus adobiadu Istèvene Chessa chi, in prus de insignare sa limba sarda in sas iscolas de s’ìsula, dae meda tempus si dèdicat a sa passione sua pro sa poesia in sardu e, partetzipende a su cuncursu, s’est agiudicadu una sinnalatzione dae parte de sa giuria.
Il 28 Aprile, il giorno in cui si festeggiano i moti rivoluzionari che nel 1794 portarono alla cacciata piemontese dalla Sardegna, quando i sardi insorsero contro il vicerè Balbiano, siamo stati a Bonnanaro in occasione della decima edizione del concorso di poesia logudorese “Giuseppe Raga”. Abbiamo incontrato Stefano Chessa, che oltre ad insegnare la lingua sarda nelle scuole dell’isola, da tempo coltiva la sua passione per la poesia in sardo.
Stefano, partecipando al concorso si è aggiudicato una segnalazione da parte della giuria.
Istèvene Chessa est nàschidu in Tàtari in su 1976 e at sempre vìvidu in Tissi, una bidda a pagos chilòmetros dae Tàtari. Sa passione pro sa limba e sa cultura sarda est nàschida meda tempus faghet, cando fiat galu unu pitzinneddu. At comintzadu a iscrìere poesias pagu primu de sos 18 annos e partètzipat dae carchi annu a sos prèmios literàrios de poesia in sardu. Custa passione pro sa limba sarda l’at giutu a fàghere una tesi de làurea dedicada pròpiu a sas minorias linguìsticas. S’est infatis laureadu in su 2009 in “Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo” in s’Universidade de Tàtari cun una tesi intitulada “Le minoranze Linguistiche. Il Sardo: un patrimonio culturale da salvaguardare”.
Iscriet artìculos pro su giornale “Logosardigna”, iscritu totu in sardu, e bortat artìculos angenos chi benint imbiados in italianu.
Pro cantu pertocat sa poesia, in su 2011, est istadu insignidu de su deretu de imprenta in su Prèmiu Otzieri, in su 2012 de una sinnalatzione in su cuncursu de Meana Sardo e oc’annu est istadu insignidu de una sinnalatzione in su Prèmiu Zusepe Raga de Bunnànnaru.
Custa est sa poesia presentada in Bunnànnaru:
“Una vida longa un’ora”
Tue ses nàschid’in manzanu
ca sa vida t’at giamadu
e su mundu s’est cunzadu,
at leadu cussa manu
pro ti giugher a sa sorte
e pro ti mustrar’istellas
t’at promissu cosas bellas;
fisti fiore…in sa corte.
Ma calcunu, pagu dignu
at furadu sa promissa
e sa vida, pròpiu issa,
non l’at tentu cuss’impignu.
Cudda gherra malaitta
est intrada, chen’avvisu,
t’at leadu su sorrisu
e sa die s’est fatta fritta
fintz’a cando cussu cantu
s’est frimmadu, in sa via,
e sa giòia e s’allegria
ant lassadu logu a piantu.
Onzi lughe, tot’in d’una
est torrada pius iscura!
An bocchidu una criadura,
pianghent òmines e luna.
Troppu pagu ses istadu;
est finida, in d’un’iscutta
una vida appena giutta
pro cuss’ànghelu furadu!
Como deo bi penso ancora
ma de piantu sempr’infustu,
ca sa gherra est puru custu:
una vida longa un’ora.
Intervista
Da quanto tempo scrivi poesie in lingua sarda?
A dir la verità ho iniziato la mia esperienza letteraria componendo testi in lingua italiana, ma vista la mia innata passione per il sardo ho provato ad esercitarmi anche nell’utilizzo della medesima lingua. La mia prima composizione in sardo credo risalga ad una quindicina di anni fa.
Sei mai stato premiato prima?
I miei precedenti riconoscimenti risalgono ai due anni passati: ho ricevuto il “diritto di stampa” nella edizione del Premio Ozieri 2011, una segnalazione nel premio di Meana Sardo, “Sa quartina”, del 2012, e ultimamente un’ulteriore segnalazione nel concorso poetico di Bonnanaro “Limba e ammentos” del 2013.
La tua poesia premiata a Bonnanaro parla di un fatto realmente accaduto?
Sì, la poesia intitolata “Una vida longa un’ora” è stata composta dopo aver letto, parecchi anni fa, un articolo giornalistico dedicato ad un evento molto triste: parlava infatti di un bambino che, se non ricordo male in Afghanistan, è deceduto a causa della guerra in atto, solo un’ora dopo essere venuto al mondo. Questo fatto mi aveva molto colpito visto che sono sempre stato contrario ad ogni tipo di guerra (ho infatti anche composto una poesia intitolata proprio “Contra onzi gherra”) ed ho dunque immaginato la vita che, aprendosi al bimbo appena nato, prometteva di donare bellissime cose. Questo è stato però impedito da alcuni che, con rabbia, definisco indegni, che con il loro agire hanno portato solo desolazione e silenzio interrompendo i momenti di gioia derivanti dalla nascita di un bambino. Ho dunque considerato quel bimbo come un angelo rubato, ed ho stigmatizzato, in chiusura, il fatto che la guerra è assolutamente da censurare poiché può essere solo causa di eventi tristi, come “…una vita lunga un’ora”.
Non abbiamo potuto non notare che in sala erano presenti pochi giovani. Tu pensi che si stia perdendo l’interesse all’utilizzo della lingua sarda?
Sì, purtroppo credo sia agli occhi di tutti il fatto che, soprattutto nei comuni dell’hinterland sassarese, siano veramente rari i casi di bambini che nutrono interesse per l’utilizzo della lingua sarda. Questo accade da una parte per responsabilità dei genitori che parlano sempre meno in sardo tra di loro ed ancor meno lo insegnano e lo condividono coi propri figli. Dall’altra credo che la responsabilità possa essere imputata al sistema scolastico che ancora oggi fa troppo poco per impedire che le nuove generazioni possano essere private di questo enorme patrimonio culturale il quale, pur a fronte del mio consueto ottimismo, ritengo sempre più a rischio di estinzione. Non si può però generalizzare completamente questa tesi dal momento che in diversi centri dell’entroterra sardo si ha ancora la fortuna ed il piacere di sentir parlare in sardo anche bambini molto piccoli che, evidentemente, sono stati educati e cresciuti anche (e forse soprattutto) in sardo oltre che in italiano. La possibilità di sentir parlare il sardo nell’ambito familiare è infatti una delle principali risorse, che permette ad alcuni privilegiati di vivere in una situazione di bilinguismo assolutamente più utile ed opportuna per una superiore maturità culturale.
Che valore ha oggi conoscere e parlare la lingua sarda?
La conoscenza di diverse varianti linguistiche, come è stato ampiamente studiato e dimostrato, ha effetti decisamente positivi sull’approccio conoscitivo dell’uomo. La conoscenza di differenti codici linguistici rende le persone più propense all’apprendimento di pur differenti discipline poiché rende l’area cerebrale più incline ad acquisire, elaborare e ricordare informazioni. In più la conoscenza ed ancor di più l’utilizzo della lingua sarda, sia scritta che orale, è l’unica possibilità che può consentire di evitare una estinzione che, altrimenti, sarebbe non solo ovvia ma, vista la situazione attuale, anche purtroppo piuttosto rapida.
Cosa pensi occorra fare affinché la nostra lingua possa maggiormente essere utilizzata nella quotidianità?
Il miglior modo per tutelare e salvaguardare una lingua, qualsiasi essa sia, è quello di renderla conoscibile all’intera popolazione. Questo penso non possa prescindere dunque dall’utilizzo delle medesime lingue in ambito sia familiare che scolastico. Si deve inoltre rendere quanto più visibile la lingua soprattutto agli occhi di coloro che non solo non la conoscono, ma che non la comprendono assolutamente. Ad oggi manca ancora una efficace politica linguistica e, allo stesso tempo, manca nei sardi, soprattutto in quelli delle più giovani generazioni, la consapevolezza della propria coscienza linguistica. Si potrebbe consentire alla lingua sarda di diventare per molti il pane quotidiano mediante il suo utilizzo, per esempio, in pubblicazioni ed affissioni (manifesti e locandine le quali sono spesso facilmente viste e lette dalla maggioranza delle persone) ed organizzando eventi che prevedano l’utilizzo esclusivo del sardo. Queste sono le iniziative che ho promosso e realizzato durante la mia esperienza di operatore presso lo sportello linguistico del Comune di Tissi e tramite le quali penso di aver ottenuto qualche buon risultato.
In base alla tua esperienza allo sportello linguistico del Comune di Tissi, ci puoi dire se secondo te è un progetto valido così come è stato concepito o faresti qualcosa di diverso?
Il progetto è stato sicuramente positivo per molti degli obiettivi posti all’inizio dell’attività. È stato infatti possibile organizzare corsi di sardo per i bambini delle scuole elementari e medie ed anche iniziative culturali che hanno visto la partecipazione di importanti esponenti della cultura, della letteratura e del cinema sardo, che hanno interessato e richiamato persone di tutte le età, provenienti non solo dal nostro Comune ma anche da molti Comuni limitrofi. Ogni evento è stato presentato con l’utilizzo del sardo come esclusivo codice linguistico ed ha visto la partecipazione dell’intera comunità interessando ed incuriosendo anche i più giovani che normalmente si mostrano del tutto disinteressati ed estranei ad analoghe iniziative di carattere linguistico. Ciò che avrebbe potuto arricchire ulteriormente il lavoro sarebbe potuto essere, a mio avviso, un ampliamento del tempo lavorativo, che nella mia esperienza era limitato a 15 ore settimanali, così da poter progettare ed organizzare iniziative più numerose e coinvolgenti che potessero essere rivolte ed ogni fascia di età a partire dai più piccoli fino ad arrivare ai cittadini meno giovani. Sarebbe potuta essere inoltre molto utile una continua interazione tra gli sportelli dei diversi comuni in modo da convogliare le forze per il raggiungimento di un obiettivo comune: tutelare, salvaguardare e rendere pubblico l’utilizzo della lingua sarda.
Hai intenzione di partecipare a qualche altro concorso di poesia?
Certamente non mancheranno le intenzioni e le occasioni per partecipare, come ogni anno, a diversi concorsi di poesia, con la speranza che questa passione vada a coinvolgere sempre più tanti giovani talenti che spesso rimangono in ombra e nascosti dai grandi poeti di indiscusso valore in continua attività.
Considerando che hai composto diverse opere, hai mai pensato di pubblicare una raccolta?
Sì, ho anche pensato di realizzare e pubblicare una raccolta ma non ho ancora deciso se fare un lavoro che comprendesse esclusivamente opere in lingua sarda piuttosto che opere scritte sia in lingua sarda che italiana. Inizialmente pensavo di separarle per fare in modo che gli interessati potessero scegliere l’una o l’altra lingua a seconda delle proprie conoscenze e preferenze, ma successivamente ho anche considerato la possibilità di realizzare un’opera che le comprendesse entrambe per renderla più interessante e completa, cosicché con un unico lavoro si potesse richiamare l’attenzione per entrambe le preferenze ma anche per le eventuali curiosità di chi si stesse aprendo ad una delle due varianti poetiche.
Intervista a cura di Daniela Piras
Assòtziu Zirichiltaggia
Bunnànnaru 28/04/2013