mercoledì 30 novembre 2011

GALSI: Quale impatto ambientale?

Il Galsi è una società (composta da Sonatrach, Edison, Enel, Gruppo Hera, dalla finanziaria della Regione Sardegna Sfirs e da Snam) impegnata nella realizzazione di un gasdotto lungo 830 km circa e che, partendo dalla stazione di El-Kala (Draouche in Algeria), arriva prima a Porto Botte in Sardegna, prosegue verso nord e riprende il mare presso la stazione di compressione a Olbia, per poi approdare in Toscana vicino a Piombino.

Dati alla mano, il gasdotto sarà in assoluto il più profondo mai realizzato al mondo, infatti avrà una profondità di 2.824 mt. in mare (e di circa 1,5 mt. nell’entroterra), per non parlare dell’ingente sperpero di denaro, si parla di circa 150 milioni di euro per la sua realizzazione e la Regione Sardegna è impegnata per l'11,6%. Fondi che potrebbero essere utilizzati per uno sviluppo energetico eco-compatibile, mirando alla valorizzazione delle nostre risorse naturali e allo sviluppo di una rete energetica all'avanguardia nel campo delle fonti rinnovabili, le uniche che possono liberarci l’altissimo tasso di inquinamento prodotto dall’impiego di idrocarburi che stanno rendendo la Sardegna uno dei luoghi più inquinati d’Europa.

Il gasdotto, se realizzato attraverserebbe da nord a sud il territorio Sardo, compromettendo foreste secolari, campagne, campi ad uso agricolo, potenziali siti archeologici, paesaggio terrestre e persino il delicato ecosistema marino. Tra queste ricordiamo la Poseidonia, una specie endemica del mediterraneo che ha un ruolo determinante in quelli che sono gli equilibri dell’ecosistema marino, infatti molte specie dipendono da essa. La Poseidonia vive già in alcune zone una condizione critica per via della cementificazione, lo smaltimento illegale di rifiuti speciali e le varie sperimentazioni effettuate nelle basi militari da parte degli Americani.

L’introduzione di un mostro di questa portata andrebbe a rendere vani i tentativi di ripristino effettuati dagli ecologi marini, molti dei quali lavorano presso le università Sarde. Non solo, il gasdotto agendo sul degrado di queste, amplificherebbe l’erosione costiera in modo esponenziale. Per non parlare della vulnerabilità a cui andrebbe incontro il più grande bivalve endemico del mediterraneo (Pinna Nobilis) che vedrebbe così il suo habitat compromesso.

In un intervista sulla stampa Benedetto Cristo (Biologo Marino e Presidente della Commissione Ambiente) parla della temperatura di 50°C del gas, il cui condotto passerà per certo sotto la spiaggia delle Saline nel territorio di Olbia. Ciò comporterebbe che nonostante il tubo sia coibentato la temperatura sarà pur sempre maggiore rispetto a quella del mare e sappiamo che l’acqua è un ottimo conduttore termico, una tale alterazione inciderà sicuramente su specie peciloterme - basta pensare che i pesci tropicali hanno un limite massimo di tolleranza di circa 30°C.

È vero che siamo l'unica regione a non avere il metano ma è anche vero che abbiamo a disposizione sole, vento e mare. Perché scegliere il metano se abbiamo un vantaggio di 3-1 sulla questione delle energie rinnovabili? Essendo un’isola abbiamo tanti altri modelli in fase di miglioramento che potremo installare e sfruttare sul nostro territorio. La somma di tutti i modelli di energia sostenibile possono di gran lunga produrre una rete energetica diffusa e pulita, ma anche una quantità di energia che la Sardegna potrà esportare creando delle opportunità economiche per i sardi e riducendo sensibilmente le grandi concentrazioni speculative sorte negli ultimi anni attorno alla produzione di energia eolica.

Nùgoro, 29/11/11

Edoardo Cossu