Il sit-in di protesta del 10 novembre si è svolto per tutta la giornata. L’appuntamento era fissato per le 08:00 in viale Trento, davanti alla sede operativa della Regione Sardegna. Siamo stati circa 2000 a rispondere all’appello alla mobilitazione e al risveglio indetto dal comitato promotore.
Nel corso della mattinata una rappresentanza degli organizzatori, dei movimenti e delle associazioni che hanno aderito all’iniziativa, costituita da ben 16 persone, ha ottenuto un confronto con Ugo Cappellacci, il quale ha manifestato la sua impotenza di fronte alla mancata risposta del governo italiano alla richiesta di applicazione dell’Art. 51 dello Statuto di Autonomia, con il quale chiediamo esplicitamente la sospensione degli sfratti e delle cartelle esattoriali che stanno letteralmente mettendo in ginocchio la Sardegna. Cappellacci si è limitato a rilanciare la trattativa aperta con le banche con l’obiettivo di stanziare 40 miliardi di euro, 10 dei quali della Regione, a favore del sistema produttivo sardo, che solo negli ultimi tre anni ha registrato un saldo negativo del 44%, un tasso di chiaro sottosviluppo. È evidente come questo stanziamento non potrà che essere un palliativo in una situazione che è ormai divenuta insostenibile, e come vengano a galla in maniera netta i limiti di una autonomia ormai del tutto incapace di rappresentare gli interessi dei sardi in quello che è sempre più uno scontro di interessi tra la Nazione Sarda e lo Stato Italiano.
Durante tutta la giornata si sono alternati interventi e considerazioni. Si è costituito un tavolo di discussione a cui hanno partecipato lavoratori e attivisti politici in presidio permanente che da qualche giorno stanno vivendo nello spiazzo antistante il palazzo della Regione. Sono state esposte proposte e si è discusso su come proseguire questa mobilitazione che indiscutibilmente interessa tutto il Popolo Sardo, tutte le categorie sociali e produttive. Tra le varie proposte è stata evidenziata la possibilità di richiedere alla Regione Sardegna l’applicazione dell’Art. 9 attraverso l’istituzione di un’Agenzia Sarda delle entrate in grado di stabilire regole e modalità di riscossione eque ed inserite nel reale contesto produttivo ed economico sardo. L’Assòtziu Zirichiltaggia ha diffuso un documento di solidarietà alle donne impegnate nello sciopero della fame e di sostegno alle ragioni della manifestazione, portando quindi un piccolo contributo alla lotta in corso.
In tarda serata si sono poi susseguiti i collegamenti con la trasmissione “Piazza Pulita” in diretta televisiva su La7. Sono intervenute le donne impegnate nello sciopero della fame, i rappresentanti del “Movimento Sardegna Artigiani e Commercianti Liberi” (i principali ispiratori della manifestazione) e hanno portato la loro testimonianza cittadini comuni che hanno subito i pignoramenti da parte di Equitalia.
Claudia Aru, esponente indipendentista che partecipa allo sciopero della fame, ha parlato a nome di tutta la generazione di trentenni che oggi non hanno una collocazione nel mondo del lavoro a causa di un sistema totalmente allo sfascio. Ha parlato delle condizioni delle donne a cui oggi vengono negati i più elementari diritti, come quello alla maternità, e di conseguenza un futuro degno di tale nome. Claudia ha anche ricordato il credito che la Regione Sardegna vanta con lo Stato Italiano di 10 miliardi di euro, soldi che potrebbero essere impiegati subito per rilanciare l’economia dell’isola.
Particolarmente incisivo l’intervento di Bettina Pitzurra, altra esponente indipendentista impegnata nello sciopero della fame, che mettendo in evidenza le anomalie che distinguono la realtà economico-sociale della Sardegna dal resto d’Italia e parlando in maniera chiara di Nazione Sarda e dell’isolamento, non a caso vissuto dalla nostra Isola, ha a nostro avviso sollevato la questione politica nei giusti termini, cosa evidentemente non gradita al presentatore di Piazza Pulita Corrado Formigli, il quale ha seccamente replicato di non voler parlare di indipendentismo sardo e il cui interesse è ci è sembrato perlopiù esser quello di promuovere l’odiens della propria trasmissione attraverso i collegamenti con la Sardegna piuttosto che dare spazio alle ragioni della mobilitazione. Anche l’intervento di Andrea Impera, rappresentante del movimento artigiani e commercianti liberi, è infatti stato a sua volta interrotto non appena ha nominato l’articolo 51 dello Statuto Sardo, argomento evidentemente non ritenuto opportuno dalla regia della trasmissione, forse per evitare di mettere in risalto l’incompetenza dei politici presenti, sulle questioni ritenute marginali dalla politica italiana. Si è glissato vergognosamente su un tema di grande importanza per tutta la Sardegna per tornare a parlare in generale della crisi di governo, di uno Stato che si ricorda di noi, della nostra terra, solo per installare servitù militari ed energetiche, uno Stato che ci considera unicamente terra di conquista.
Tàtari 11/11/11
Assòtziu Zirichiltaggia