giovedì 3 novembre 2011

(S.Cristina di Paulilatino 30.10.11) Addòviu de sos indipendentistas: Considerazioni generali

Si è svolta domenica 30 ottobre nella sala convegni di Santa Cristina la prima riunione pubblica dei sottoscrittori della proposta di una convocazione di un’Assemblea Generale dell’Indipendentismo (AGI).

È stato un incontro intenso e molto partecipato, in cui si sono susseguiti diversi interventi di proposte su come far nascere una coscienza politica e sociale e su come rilanciare l’economia in Sardegna sulla base delle reali necessità dell’Isola e del nostro Popolo.

Una grande aspettativa nell’ambito dei lavori assembleari di questo “spazio di dibattito” divenuto reale e propositivo è nata per il progetto volto a creare una rete di associazioni che si potrebbe incuneare tra la società civile e l’indipendentismo organizzato, puntando alla realizzazione di quegli strumenti indispensabili all’interazione e alla comunicazione con la società sarda, come ad es. una rivista politica.

Si è affrontato il delicato tema della convergenza tra i movimenti, osservando che il meccanismo tra le organizzazioni pare essersi inceppato, che il processo di convergenza si muove molto lentamente e con esiti futuri incerti, causando una forte delusione in coloro i quali speravano nella buona riuscita di questa proposta politica.

Si è analizzato il movimento indipendentista nel suo insieme e si sono messi in evidenza i limiti che il progetto di unione ha riscontrato, sottolineando la mancanza di un dibattito ampio e davvero inclusivo delle basi indipendentiste. Attualmente ciò che emerge è infatti un’assenza di risposte alla proposta di allargare il dibattito arrivata da più parti e in forme diverse.

A parte, infatti, la presenza di Cristiano Sabino, portavoce di Ampi, che ha presentato gli sforzi e l’impegno profuso nella proposta di convergenza nazionale, a Santa Cristina erano assenti i dirigenti delle altre organizzazioni che evidentemente non hanno colto l’importanza di confrontarsi in modo sereno e costruttivo anche con le proposte che arrivano direttamente dalla base del mondo indipendentista e che mirano a rafforzare l’azione politica delle organizzazioni e non a indebolirla. Proposte che corrono parallelamente con l’azione svolta dalle organizzazioni e che, come più volte ribadito, non mirano certo a porsi in contrapposizione con la linea seguita dalle stesse ma a divenire semmai complementari nella costruzione di un percorso di ricompattazione della galassia indipendentista o anche solo alla costruzione di una programmazione politica unitaria attorno a specifiche tematiche.

L’incontro di Santa Cristina si è svolto all’insegna dell’apertura a un dialogo propenso a uscire fuori dai soliti schemi che vorrebbero un indipendentismo rannicchiato su se stesso e incapace di rispondere in modo propositivo alle problematiche dell’Isola, ponendosi finalmente come valida alternativa ai poli italianisti. Gli interventi che si sono susseguiti hanno portato alla luce le carenze che ha il progetto indipendentista nel suo complesso: una è la mancanza di consapevolezza che spesso i vertici dimostrano fingendo che non siano state mai avanzate proposte, inviti al dialogo e richiami al senso di responsabilità.

Ancora una volta è emersa la forte richiesta di partecipazione al dibattito da parte di chi non ha al momento un’organizzazione di riferimento e che trova accoglimento fra gli iscritti dei vari partiti.

La causa di questo scollamento dell’indipendentismo è stata riscontrata nella mancanza di confronto all’interno dei movimenti e tra i movimenti stessi, quasi un male divenuto endemico che negli ultimi dieci anni ha letteralmente impedito al movimento nel suo insieme di esprimere tutto il suo potenziale. Il mancato rinnovamento generazionale e strutturale, la mancanza di progetti chiari e facilmente fruibili dal Popolo Sardo, sono causa del malcontento di chi vorrebbe elevare l’indipendentismo a progetto politico credibile per mezzo di proposte e soluzioni ai reali problemi dell’Isola, facilitando il suo radicamento nella società sarda.

Ma le questioni reali vengono spesso ignorate per dar spazio a proteste che, seppur valide, servono ad affermare una contrarietà che però non ha sbocchi in proposte concrete. Questo accade perché c’è una difficoltà storica nello sedersi intorno ad un tavolo, mettendo da parte personalismi e attitudini da prime donne, per discutere di problemi reali, come quello della questione energetica, dell’occupazione militare, della crisi economica ecc. per le quali non esistono risposte plausibili.

Non si vuole più essere etichettati come “quelli contro di tutto” o come “il partito dei no”, occorrono che le strategie, gli orientamenti politici, le scelte dei vari partiti indipendentisti diventino leggibili e acquisiscano realmente credibilità, siano tangibili dagli elettori e funzionali ad un serio progetto indipendentista.

Considerando questa situazione, ci si è chiesto se si è legittimati a fare politica e a partecipare in modo attivo al processo di ricompattazione dell’indipendentismo solo se si è all’interno delle organizzazioni. Ci si è chiesto se dai leader dei movimenti si è considerati “rumore di fondo” o dei soggetti con cui relazionarsi. Finora abbiamo constatato più una chiusura piuttosto che il tanto auspicato confronto. Se l’unico modo per intervenire nel dibattito e far sentire la nostra voce è quello di creare un nuova sigla, un nuovo movimento, non resterà che prenderne atto e valutarne la possibilità, pur continuando a ritenere valido e avvincente il percorso iniziato il 25 scorso a Ghilarza, nel solco del quale ci si dovrà comunque muovere, all’insegna di un dialogo e di un confronto politico costruttivo.

Per le assemblee future, si propone di organizzare degli incontri tematici sulle grandi questioni di più interesse oggi, cominciando ad organizzare incontri anche a livello locale, paese per paese, per dare a tutti/e la possibilità di vivere in modo più diretto e partecipato questa innovativa fase relazionale delle basi indipendentiste che puntano a trasformare in modo innovativo le dinamiche decisionali e organizzative dell’indipendentismo sardo.

Tàtari, 01/11/11

Assòtziu Zirichiltaggia