No alla militarizzazione. Si alla difesa del territorio. Questa è la battaglia iniziata da A Manca pro s’Indipendentzia in opposizione alla costruzione della nuova caserma a Nuoro, nella zona industriale di Pratosardo.
Preso atto dell’inutilità di un progetto che mira a militarizzare ulteriormente il territorio e che non assicura affatto la realizzazione di un campus universitario negli edifici di Viale Sardegna dove si trova attualmente l’arsenale della Difesa, non ci resta che considerare questa come l’ennesima scelta contraria agli interessi della popolazione locale.
Se da una parte siamo certi dell’interesse dello Stato Italiano di dare seguito alla costruzione nell’area di una nuova caserma, secondo una logica che vuole la Sardegna sempre più soggetta a servitù all’interno delle quali sperimentare strategie militari e fornire basi d’appoggio per le sempre più frequenti guerre nelle quali l’Italia è direttamente coinvolta, dall’altra non siamo affatto sicuri del suo interesse a volere realmente investire sulla cultura attraverso la realizzazione di un campus universitario.
Sembra alquanto ironico il binomio “caserma/campus militare”.
La città di Nuoro, se vuole davvero diventare meta universitaria, dovrebbe occuparsi di istituire nuovi corsi, possibilmente non presenti nelle università di Cagliari e Sassari, in modo da integrare l’offerta formativa universitaria e combattere il grande esodo e il conseguente spostamento della ricchezza da Nuoro.
Fornire servizi, residenze universitarie, strutture sportive e ricreative, punti di ritrovo per gli studenti che sono la maggiore risorsa di quella che ambisce a diventare una vera e propria città universitaria.
Quello che assolutamente non torna è il concetto che si vuol far passare dello “sposalizio ideale”, così come è stato definito, tra la nascita della caserma, ovvero le esigenze militari con le esigenze del territorio.
I militari non hanno mai portato sviluppo. Mai. Lo sviluppo è ben altra cosa rispetto a qualche centinaia di posti di lavoro. Lo sanno bene le vere città universitarie che sicuramente non vanno ad accostare due settori che, lungi dal sposarsi, cozzano incredibilmente.
Accerchiarsi di militari crea diffidenza, tensione e sfiducia. Situazioni e sentimenti che il territorio nuorese già abbondantemente conosce. È la presenza dello Stato nella sua forma più cruda e distante da ciò che sono le reali esigenze di una cittadina che vuole investire davvero nel futuro universitario e nella cultura.
Allo stato attuale Nuoro risulta essere la città più economicamente depressa della Sardegna con circa seimila disoccupati e moltissime piccole e medie imprese a rischio chiusura, posizionandosi all’ultimo posto nella realizzazione di infrastrutture. Lo Stato Italiano, da sempre assente e disinteressato a soddisfare le esigenze del territorio, dimostra ancora una volta la sua scarsa capacità di interpretare e considerare i reali bisogni dei nuoresi.
Proprio perché il centro Sardegna vive uno stato critico da un punto di vista demografico ed economico, la realizzazione della caserma significherebbe ancora una volta condannare l’entroterra a un sottosviluppo economico-occupazionale. Noi crediamo che la militarizzazione non possa essere la chiave in grado di rilanciare il centro Sardegna, ma siamo fortemente convinti che il nuorese abbia bisogno di un’economia strettamente associata al turismo ambientale, archeologico e culturale, così come al rilancio dell’agricoltura, della pastorizia e dell’artigianato, settori strategici della nostra economia.
L’Associazione Zirichiltaggia raccoglie pertanto l’invito lanciato nella conferenza stampa tenutasi a Nuoro il 19 ottobre presso la sede di aMpI, e si rende disponibile a partecipare alla mobilitazione contro la costruzione della caserma e ad aprire un confronto sulle molteplici possibilità di sviluppo di questo territorio.
Nùgoro 21/10/11
Edorado Cossu
Daniela Piras